Gent

Vista di Gent (foto di Lino/ElettroJoy)

Intro – Venerdì 28 febbraio 2003
Giunti da Bruxelles nel primo pomeriggio, ci ritroviamo proiettati in un luogo d’altri tempi, una città dall’aspetto decisamente fantasy dove l’atmosfera che si respira è magica e incantevoli sono le architetture che avvicinandosi al centro tolgono spazio alle modernità. Un susseguirsi di particolari: dalle volte, alle guglie, ai finestroni, mosaici, statue, portoni, piazze, palazzi…. e ancora giardini, monumenti, fiumi e ponti, terra, acqua, pietra e storia. Tutto ciò fa passare in secondo piano il fatto pesante di non avere un luogo dove dormire per le successive due notti; così ci fiondiamo nella festa di apertura di Gent. Il luogo è pieno e caldo ma accogliente, con tanto spazio nel quale fuggire dal caos o dagli occhi altrui.

Sabato 1 marzo 2003
ROSA CRUX: Meravigliosi! Con un palco così grande poi si sono permessi di installare alcuni dei loro folli marchingegni in più rispetto al concerto di Berna di alcuni anni fa a cui avevo assistito. La formazione è composta da Claude e Olivier: peccato per la dipartita di Nathalie, la sua presenza avrebbe reso il “quadretto” ancora più inquietante. Si parte con due sbandieratori ai lati del palco; Claude vicino al pianoforte ha uno strano “strumento” composto da campane di diverse dimensioni. Dietro Olivier c’è la BAM (ovvero la batteria che “suona da sola”). I primi brani sono presi da Noctes Insomnes; come sempre dietro scorrono i filmati da loro ideati, mentre una comparsa inizia ad illuminare il palco accendendo tantissimi ceri. A metà del concerto ecco la “Danza della Terra” (i due performer sono stati posti al lato destro del palco, illuminati da dei fari; questa posizione in combinazione con le note che provenivano dal palco ha reso la loro “danza” frenetica ancora più spettacolare…). Da segnalare il bellissimo video “Omnes Qvi Descendvm”, presente anche come multimedia track sulla loro ultima release In Tenebris. Si chiude con “Incendere”, e mentre dietro scorre il relativo video che vede le grotte di Rouen date alle fiamme, la comparsa risale sul palco e comincia a spegnere i ceri. Uno spettacolo quello dei Rosa Crvx, che toglie il fiato, assolutamente da vedere.

PRAGER HANDGRIFF: Concerto electro segnato purtroppo da diverse interruzioni, dovute al malfunzionamento del sequencer, alquanto fastidiose. Il punto di forza dello show del duo tedesco è soprattutto nella voce portentosa del cantante che si fa più che sentire. Melodie orecchiabili.

INKUBUS SUKKUBUS: Gli Inkubus Sukkubus vengono chiamati all’ultimo momento a sostituire l’unico gruppo casalingo, gli Untoten! E pensare che ero molto curioso di assaggiare l’elettronica belga. Nulla da dire sulle capacità musicali della band, ma c’è anche da dire che, e non sono l’unico a sostenerlo, la voce della cantante ha deluso molti dei presenti in quanto pareva, talvolta, non reggere al meglio alcuni toni. Per il resto, ripeto, nulla da dire, la loro musica è molto apprezzata da chi non predilige solo l’elettronica ma è bensì “legato” al buon vecchio “rock’n’goth”. Come volevasi dimostrare, l’ultimo pezzo è la famosissima cover dei Rolling Stones: “Paint It Black”. Molto bella.

In Strict Confidence

In Strict Confidence (foto di Lino/ElettroJoy)

IN STRICT CONFIDENCE: Ecco.. sul palco dei musicisti.. e vedo una batteria nel buio… poi parte il primo colpo.. Rispetto all’ascolto di un loro disco da un impianto Hi-Fi.. mmm.. tutt’altra cosa dal vivo. Il dinamismo che si sentiva su quel palco era l’aria stessa che respiravo; e pensare che quello spazzolino sul cranio di Dennis inizialmente mi aveva spaventato. Non ho usato a caso il termine “colpo”.. di cannone!! In Strict Confidence? Esplosivo.

UMBRA ET IMAGO: Mozart lo seguo invece molto di più e sapevo quindi cosa trovarmi sul palco. Non ho mai dubitato di lui come “artista”, ma lo sospettavo un po’ più “banale”, invece lo spettacolo a cui ho assistito è stato “totale”, nel senso che il pubblico – moooolto e “preso” nonostante ci fosse la chiara evidenza che di “candeline, atti, cazzi e mazzi” non se ne sarebbero visti – ha assistito ad un live-show nel vero senso della parola. Si è sentita la musica (del resto là sopra c’erano Mozart + strumenti a corda -al plurale!!- + batteria), si è vista una scenografia di cui non si dubitava (oltre alle “assistenti”, gabbie, catene, candele-ad-uso-luce and so on) e i componenti della band erano in piena sintonia con lo show. E poi “Amadeus Amadeus” cantata da Umbra et Imago è sempre fantastica!! Un bravo particolare al bassista, oltre che a Mozart (a proposito, era molto che non mi capitava di vedere un cantante “navigare” sorretto dalla folla!). Umbra et Imago? Imprevedibile.

DIARY OF DREAMS: Io ho un debole per la voce di Adrian, questo è palese, quindi mi limito a dire che mi è piaciuto molto: l’ho seguito seduto, non troppo da vicino e anche un po’ ostacolato nella vista del palco, ma l’ho gustato molto. Del resto la musica e la voce dei Diary Of Dreams sono per me paragonabili ad un vento caldo, forte, ma non violento che ti avvolge nella sua rotondità. Davvero bella musica la loro e anche davvero bravi loro a proporla dal vivo. Complimenti alla chitarra con la cresta… Diary Of Dreams? Perfetti.

Project Pitchfork

Project Pitchfork (foto di Lino/ElettroJoy)

PROJECT PITCHFORK: And the winner is… IN-DI-SCU-TI-BIL-MEN-TE il concerto più bello del Festival, neanche i Goethes Erben o i VNV Nation possono aver trasmesso tanto. Lui, la tastiera, le corde, la batteria, il mixer, le luci… e ancora altro. Qui non si sta parlando di Gothic o Ebm o Elettronica o Dark o cos’altro più: si sta parlando di un’energia travolgente, si parla di energia allo stato puro. L’atmosfera creatasi nel velodromo del “Kuipke” la posso sentire ancora adesso da quanto forte ci ha colpiti. Travolgente e irresistibile, sia forte che dolce. Per loro farò un’eccezione e citerò anche qualche canzone (cosa che raramente faccio poiché preferisco descrivere le “emozioni”). Beh, scaletta perfetta: inizia con “Timekiller”, prosegue con tanti classici e non, ma il finale di questo concerto è stato qualcosa di incredibile: chi dormiva si è svegliato, chi era seduto si è alzato in piedi, chi era in piedi ha ballato, chi già lo faceva ha liberato completamente l’anima e il corpo, chi già era “libero”… sicuramente li conosceva già dal vivo! Per la cronaca, il finale è stato “I am”, “En Garde”, poi i P.P. escono dalla scena… E dunque “Carrion”, “We Are One”, “Conjure”, “Existence”! Finito? Noooo!! Altri due bis perché la gente non ce la faceva, la gente voleva un’altra dose. Vincono anche per l’applauso più lungo, una “standing ovation da “Espana ’82”.. Project PitchFork? eNeRGia pura!!

Umbra et Imago

Le "assistenti" degli Umbra et Imago (foto di Lino/ElettroJoy)

Segue il party: riguardo alla musica proposta, i dj italiani credo debbano conoscere e imparare molto ancora di elettronica dal mondo musicale centro-nord europeo, dovrebbero indagare e cercare, ascoltare molti gruppi poco o per nulla conosciuti. Ho sentito musica veramente bella ed entusiasmante, poche canzoni le ho reputate non ascoltabili o brutte nelle tre serate. E ho sentito molti cambi di ritmo/generi e non un “after” di questo oppure un “overdose” di quell’altro stile musicale.

Domenica 2 marzo 2003
IN THE NURSERY: Beh, sinceramente non mi sono piaciuti. Devo dire che comunque non conosco molto la band se non per un paio di loro release che risalgono alla fine degli anni ’80. L’impostazione della vocalist prettamente pop ha un po’ spiazzato il pubblico, forse. Grandiosa invece la performance ai tamburi del gemellino e dell’altro percussionista.

SPIRAL OF SILENCE: Recensione non pervenuta (sorry..)

DIORAMA: Assolutamente non li conoscevo e devo dire che ho un solo ricordo di questo gruppo: la voce del cantante come pure il suo stile di canto sono una sorta di “surrogato” dei Diary Of Dreams. Ora bisogna capire se si tratta di un tentativo di emulazione o se invece, ahimé, è tutto naturale e spontaneo. Una piccola differenza, la musica è decisamente meno originale. Diorama? Insipidi.

MESH: Ecco un’altra band carica di energia salire sul palco del Kuipke Patio, con una musica che è solita far “battere il tempo al piedino”. Difatti, il live dà subito questa impressione, dagli speakers escono suoni carichi, molto carichi, e sul palco, con semplicità, gli inglesi Mesh intrattengono il pubblico con le loro “DepecheModeiane ballate” oltre che con ciò per cui molti li amano: scale crescenti di sintetizzatori/tastiere/mixer accompagnate da lampi di luce variopinti che tagliano la nebbia artificiale in una scenografia perfettamente adatta a loro. Mesh? Carichi.

Blutengel

Blutengel (foto di Lino/ElettroJoy)

BLUTENGEL: Fin dalle prime note di colore è stato chiaro che sarebbe stato un gran bello spettacolo. Il buio e la nebbia sul palco lasciano presto posto alle fiamme del fiaccolone e a due figure che riempiono il grosso palco con la loro gigantesca presenza. Constance e Chris si presentano subito, a loro modo, con la carica che contraddistingue i loro lavori, una carica fatta di musica elettronica, una carica fatta di colori, una carica alimentata anche dalla croce microfonica su cui si appende Chris così come dall’estrema e fantastica sensualità e bellezza di Constance. E quando Chris si stacca dalla croce per librare in alto le sue emozioni, e quando lei lo segue invece con gli occhi, distante ma stretta a lui, ecco che lo spirito pubblico si innalza anch’esso a planare su di un tappeto volante colorato di ottima elettronica che, nonostante la sua “relativa semplicità”, sa esplodere la propria grinta perfezionata da due voci che, proprio per quanto diverse, si legano, si incrociano, si accoppiano a meraviglia e impediscono di scendere giù da questa magia prima che le luci tornino a silenzio. Nota di cronaca: saltuari atti teatrali (esaltati dalle fiamme) provano a riportare il pensiero ad un livello più materiale e fisico. Io personalmente ci sono poco riuscito, sono rimasto in alto trasportato e legato al loro incantesimo. Colori, ottima musica, fiamme, luci e fuochi d’artificio, voci.. Blutengel? Magici.

VNV Nation

Proiezioni al concerto dei VNV Nation (foto di Lino/ElettroJoy)

VNV NATION: Ed ecco il turno di chi, a detta di molti, avrebbe dovuto essere il gruppo headliner. Il live dei VNV Nation inizia con proiezioni molto ad effetto sul maxischermo alle spalle del palco (proiezioni che permangono per tutto il resto del concerto). Ronan, è inutile dirlo, è un grillo, una cavalletta o meglio ancora una molla, e la sua energia è subito trasmessa al pubblico che per tutto l’arco del concerto non smette per un secondo di cantare saltando. L’elettronica di questo duo, nulla da dire, è ben fatta e studiata: a me i VNV Nation non dispiacciono affatto ma personalmente parlando alla lunga mi stancano, in quanto diventano monotoni in tutto e per tutto, musica, voce e spettacolo (salvo le proiezioni). Difatti ho trovato i VNV Nation bravi ma “piatti” dal vivo, nonostante l’energia che hanno trasmesso sia stata forte e piena. Un live è anche “sorpresa” e loro non mi hanno trasmesso più di un loro cd messo ad alto volume con l’effetto surround. Probabilmente li avrei gustati di più e giudicati meglio all’interno di una discoteca dai mille fasci di luce. Nota positiva del concerto: Ronan ad un certo punto ha lasciato che Mark cantasse e, devo dire, l’elettropercussionista si è comportato quasi al pari del suo vocalist! Concludo dicendo che non ho mai visto così tanta gente saltare, ballare e godere. VNV Nation? Leader indiscussi della scena elettronica del festival!!

Goethes Erben

Goethes Erben (foto di Lino/ElettroJoy)

GOETHES ERBEN: Ahi Ahi.. Aqui no se habla de electronica, no se habla de dark, no se habla de goth.. Aqui se habla de Teatro musical. Tre strumenti a corda + un violino, percussione, tastiera, voce, mixer, forse mi sono perso qualcosa? E chi si aspettava tanto spettacolo doveva dirmelo, mi sarei messo in prima fila. Sto tedescone che mi ricordava un po’ (un po’?) il nostrano e altrettanto teatrale Renato Zero, ha esploso tutte le sue emozioni fin dalla prima canzone, ha catturato nel vero senso della parola gli occhi del pubblico per concedersi poi il lusso di catturare anche i loro pensieri/emozioni. Questa band tedesca, che comprendeva in sé tanti, ma tanti strumenti musicali (Il violino era da brivido!!), credo che abbia le idee molto chiare di cosa vuol dire “live”, di cosa vuol dire “spettacolo” e “teatro”. Ok, non eravamo in un teatro, era un festival elettronico, ma loro oltre all’elettronica hanno messo qualcosa di più, al fine unico di dare “espressività fisica e visiva” alla loro musica. Non voglio spendere molte parole sul gruppo che ha chiuso il festival perché penso che non sarei capace di esprimere quello che loro vorrebbero io dicessi, quello che hanno comunicato. Pezzi, cantati, pezzi urlati, pezzi sussurrati, RECITATI, voce d’Angelo seguita da lamenti Demoniaci. Un’ altra nota interessante della performance è il fatto che non era solo il vocalist a recitare, ma tutti su quel palco recitavano, mimavano, assumevano posture o sguardi sereni/inquietanti: per quanto potessero sembrare “fuori luogo” in un Festival Elettronico.. beh, non lo erano. Difatti gli applausi per i Goethes Erben non si sono sprecati affatto. Goethes Erben? Animali da Live.

Finito il Festival. 10 minuti per riprendersi e connettere su cosa si è appena concluso; poi il tempo di un panino coi wurstel, patatine fritte e birra e via a condividere con gli altri la propria soddisfazione per mezzo della danza. Concluso l’after-party di domenica notte, ci riavviamo a piedi verso l’Hotel 4 stelle (unica soluzione per dormire a Gent in caso non si prenotasse come tre volpi che conosco io..), poco più caro di un ostello e ben accetto forse anche per la stanza con doppio bagno, marmo bianco, volte, camino, specchio enorme, una cupola da sogno sul soffitto e finestroni in ferro battuto che danno su un angolo del Castello (uno dei..) di Gent. Riassaporiamo lungo la strada e poi ancora arrivati in stanza, la favola di quella città e l’energia del Festival appena vissuto, tratteniamo l’energia catturata dentro di noi e dunque si traggono le più sincere conclusioni: esperienza del tutto positiva e gratificante, per i live, per le tre feste, per la città, la birra e, diciamola tutta, anche per altro ancora…