Milano, Transilvania Live 2/04/2004
Milano è la prima delle tre tappe italiane del tour che porta gli Icon of Coil a promuovere l’ultimo album Machines are us.
Lo spettacolo della band norvegese viene preceduto da quello dei Solitary Experiments, elettro band tedesca sulle cui qualità ho già avuto modo di scrivere recensendo lo scorso anno Advance into unknown e recentemente il nuovo E.P. Cause & Effect; elettro-dark di ottima qualità, con canzoni dotate di ritmo ed intensità emotiva. Purtroppo il trio tedesco inizia la propria esibizione poco prima delle 21.30, quando il Transilvania è ancora semivuoto e così siamo in pochi a poter apprezzare un concerto dignitosissimo, ma veramente breve con solo 7 brani eseguiti: “The essence of mind”, “Paradise”, Watching over you” e “Miracle” quelli tratti da Advance into Unknown, mentre “Existence”, “Fast Forward” e “The dark inside of me” sono estrapolate dal nuovo E.P. Un peccato che l’esibizione sia stata così breve ed al cospetto di così poco pubblico, poiché anche dal vivo i Solitary Experiments mi hanno destato un’ottima impressione.
Intanto l’afflusso di pubblico va (seppur lentamente) aumentando ed intorno alle 22.30 siamo pronti per l’attesa esibizione degli Icon of Coil. Già poco più di un anno fa, in questo stesso locale, la band norvegese aveva dato prova di essere tra le più valide del panorama elettronico in sede di “live” e stasera ne hanno dato la riprova andando anche oltre, con uno spettacolo pieno d’energia che ha pienamente coinvolto il pubblico presente (più numeroso rispetto ai recenti concerti svoltisi al Transilvania da me recensiti, ma pur sempre inferiore a quello di un anno fa). Un pubblico stasera “caldissimo”, pronto a cantare e saltare rispondendo agli inviti di Andy LaPlegua, ottimo front-man, abile a tenere il palco da solo con Sebastian Komor e Christian Lund bloccati dietro le tastiere.
Il brano che apre il concerto è “Remove Replace”, uno dei pezzi più trascinanti del nuovo album; un set con luci spettacolari, ottimi brani EBM ed una band che frantuma tutti i luoghi comuni sulla presunta “incapacità” delle band elettroniche in sede “live”… chi stasera ha preferito fare altre cose si è perso un grande concerto ed una serata divertentissima. La scaletta propone in massima parte (come è ovvio) brani dell’ultimo disco (“Dead enough for life”, “Sleepless”, “Existence in progress”, “Shelter”, “Android”, “Pursuit”, “Mono : overload”), mentre dal precedente The soul is in the software eseguono “Access and amplify”, “Other half of me” e “Simulated”. “You just died” è l’unico brano tratto da Serenity is the devil eseguito nella prima parte dello show, ma questo album avrà ampio spazio nei bis.
Un pubblico entusiasta e partecipe come (ahimé) poche volte capita di vedere a Milano, chiama a gran voce gli Icon of Coil che, visibilmente soddisfatti di tanto calore, eseguono prima “Situations like these” nella versione del Seren E.P.e quindi uno dei loro maggiori cavalli di battaglia “Regret”, eseguita in un clima di autentico delirio; ma il pubblico non è ancora sazio, e “costringe” gli Icon of Coil ad uscire un’altra volta… vi è un titolo che viene chiamato a gran voce da gran parte dei presenti: “Floorkiller”!
Gli Icon of Coil esaudiscono la richiesta e si producono nell’esecuzione di un brano che dal vivo è letteralmente micidiale; la band trascina il pubblico o è il pubblico che trascina la band? La sinergia è totale e sono serate come queste che ti fanno amare la musica, una serata che il pubblico vorrebbe che non finisse mai. Le ultime gocce d’energia sono riservate per “Headhunter”, cover del celeberrimo brano dei Front 242, per il devastante, grandioso finale.
Concerto splendido, Icon of Coil immensi! Still hunting the demons…
Prato, Anomalia 3/04/2004
Gli Icon of Coil sono per chi scrive il gruppo electro più eccitante del momento: si tratta di una band che è cresciuta in maniera impressionante nel corso degli anni. Se il CD d’esordio, Serenity is the Devil, anno 2000, mostrava delle buone idee anche se non completamente a fuoco, già il secondo album The soul is in the software aveva la stoffa del capolavoro. La nuova prova discografica del terzetto norvegese (che in realtà in studio è un duo) è Machines are Us, uscito recentemente e balzato di prepotenza nelle prime posizioni delle charts alternative di tutto il mondo. Si tratta di un CD assai buono (aspettatevi di vederlo figurare in più di una playlist di fine anno qui a Ver Sacrum), anche se mostra qualche, raro, momento di cedimento in alcuni episodi (es. “Wiretrip”) che, data la lunghezza complessiva del CD, sarebbe stato più saggio lasciare come “bonus-tracks” dei singoli. Tanta perciò era la curiosità di assistere ad una delle date del loro nuovo tour che, per la terra di Toscana, ha toccato la città di Prato.
Arriviamo all’Anomalia quando il gruppo spalla dei Solitary Experiments ha appena attaccato il primo pezzo: purtroppo il loro set si svolge davanti ad un ridottissimo pubblico. Peccato, perché questo terzetto tedesco ha presentato una manciata di buone canzoni, interpretate assai egregiamente grazie anche all’ottima voce del vocalist Dennis Schober. Il gruppo sa amalgamare con cura momenti electro più irruenti con aperture melodiche più morbide e molto accattivanti, in linea con gli stilemi del genere future-pop. Tutto ciò dà vita a pezzi piuttosto carini, come The Dark Inside Me, Miracle oWatching Over You, che il gruppo ha presentato anche nella serata all’Anomalia. Conoscevo i Solitary Experiments solo marginalmente e devo dire che dal vivo mi hanno fatto davvero una buona impressione, tanto che alla fine del set sono andato a comprarmi il loro nuovo CD Cause & Effect (si veda la recensione di Candyman del mese di marzo) e a congratularmi con Schober per l’egregio spettacolo offerto: peccato davvero per l’esiguo pubblico presente.
Col passare dei minuti l’Anomalia comincia ad affollarsi un pochino di più tanto che la massima affluenza di pubblico si avrà verso la fine del concerto degli Icon Of Coil, anche se, con mia somma sorpresa, non si è verificato quel pienone che invece era lecito attendersi per un gruppo così conosciuto nella scena. Beh, cosa dire, peggio per gli assenti, perché appena Andy LaPlegua, Sebastian Komor e Christian Lund salgono sul palco è evidente a tutti che questo sarà uno show memorabile.
Anche per il live, come per il nuovo CD, sono le note di “Comment v. 2.0” a servire da introduzione per lasciare spazio dopo qualche attimo al brano “Remove/replace”, che apre ufficialmente il set. La gente comincia subito a ballare e a seguire con molto coinvolgimento i pezzi, spesso cantandone i ritornelli insieme a LaPlegua. Il concerto dà ovviamente ampio spazio a Machines Are Us e le canzoni più accattivanti del disco, da “Shelter” al singolo “Android”, da “Dead enough for life” a “Existence in progress”, sono proposte in sequenze mozzafiato. Poche cose invece sono state prese dai primi due CD del gruppo: se la memoria non mi inganna stasera gli Icon of Coil hanno eseguito “Regret” e “Situations Like These” da Serenity is the Devil più “Other half of me”, “Access and Amplify” e la stupenda “Simulated” da “The soul….
LaPlegua sul palco ha un carisma e una presenza scenica incredibile: si muove in continuazione da una parte all’altra dello stage, tanto da rendermi quasi impossibile il compito di fotografare il suo concerto. I suoi compagni in compenso sono rimasti pressoché impassibili: in particolare Sebastian Komor, che al concerto di Roma dell’anno scorso si cimentava a parlare in italiano col pubblico, questa sera è rimasto assai in disparte sempre dietro i suoi strumenti.
Il pubblico ha mostrato un entusiasmo che è davvero raro vedere ad un concerto goth o electro e ha chiamato il gruppo a gran voce al momento dei bis. Non sono mancate richieste di canzoni, tanto che gli Icon of Coil per l’ultimo pezzo hanno dovuto riprogrammare i loro sequencer per eseguire “Headhunter” che molte persone tra il pubblico continuavano a richiedere: e proprio questo pezzo, cover dei mitici Front 242 pubblicato come inedito nel singolo Android, è stato per me l’apice della serata, un momento quasi magico in cui l’energia del gruppo si è fusa perfettamente con l’entusiasmo della gente presente.
La serata è proseguita con un programma di tutto rispetto grazie alla presenza dietro ai piatti di due fra i più rinomati dj electro della scena italiana, ovvero M, e Slimer, il “master of ceremony” dell’Anomalia. Stanchi e soddisfatti Mircalla e “yours truly” Christian Dex hanno quindi ripreso la strada di casa accompagnati – tanto per cambiare – dalla note diMachines are us. Come dice Candyman…. Still Hunting the Demons!!!
Christian Dex
Links:
Solitary Experiments – sito ufficiale