Impossibile rimanere indifferenti dinanzi a gemme sì lucenti! As you’re vanishing in silence possiede la – oggigiorno assai rara! – dote di soggiogare l’uditore in virtù di brani di elevato valore artistico, ove emerge il più puro ed incorrotto sentire. Nella sua semplicità, che a tratti può apparire perfin disadorna, riesce a compenetrare le nostre anime, trasportandoci col fluire delle note lontano dalle quotidiane ubbie. Merito degli All my faith lost…, valente insieme che già in passato ha saputo dimostrare di quanto talento è intimamente dotato, e che ora andiamo ad intervistare…
Cari amici, In a sea, in a lake, in a river… or in a teardrop già mi aveva affascinato in grazia di composizioni di grande valore, ma con As you’re vanishing in silente avete portato ad un ulteriore grado di perfezione il vostro stile!
Grazie! Siamo d’accordo sul fatto che questo lavoro sia più maturo del precedente. Effettivamente devi contare anche che ci sono due anni di distanza tra l’uno e l’altro: durante questo periodo abbiamo avuto modo di prendere coscenza delle nostre capacità, delle sonorità verso le quali ci volevamo indirizzare e delle tecniche necessarie a raggiungerle. Nonostante nel complesso questo sia un lavoro di cui siamo molto soddisfatti, sappiamo che alcuni brani potevano essere sviluppati in maniera più completa o rifiniti con qualche dettaglio in più ma, per vari motivi, non abbiamo avuto la possibilità di farlo.
Riandiamo alle origini del vostro insieme. Come vi siete incontrati, quale è stata la molla che ha fatto scattare in voi il desiderio di unire le vostre differenti anime artistiche?
Gli All my faith lost… sono nati da Federico e Francis. Abbiamo iniziato a scambiarci qualche cd e dopo aver capito che i nostri gusti correvano sulla stessa linea, dato che tutti e due avevamo voglia di suonare, abbiamo dato vita a questo progetto. In seguito si sono aggiunte Viola e Raffaella alle quali erano piaciute molto le bozze delle prime canzoni che avevamo scritto. Crediamo che la prima cosa che ci ha spinto a formare gli All my faith lost … sia stata la voglia di esprimerci creando quella musica che ci piacerebbe ascoltare da altri gruppi.
Ascoltandovi, emerge nitida la sensazione che fra di voi vi sia un legame assai forte.
Questo ultimo lavoro è stato composto durante un lasso di tempo in cui il rapporto tra di noi è cambiato molto a causa di vari fattori. Probabilmente le tensioni sviluppatesi tra di noi hanno inciso in qualche maniera sulle atmosfere delle canzoni, rendendole in qualche maniera più intense. Ora che io e Viola siamo rimasti gli unici due membri del gruppo le cose sono un po’ diverse dato che il nostro non è solo un rapporto professionale …
Quali sono i vostri ispiratori, i vostri autori prediletti, ai quali o dalle opere dei quali traete ispirazione? Avete dei modelli ai quali riferirvi, non solo in ambito strettamente musicale?
Le band che più ci hanno ispirato sono Black Tape For A Blue Girl, Love Spirals Downwards e Ataraxia e crediamo che le influenze di questi gruppi si possano cogliere nei nostri lavori. Per quanto riguarda le ispirazioni diverse da quelle musicali, non possiamo fare a meno di nominare alcuni autori letterari come Keats e Joyce dei quali abbiamo trasposto in musica alcune poesie. La letteratura in genere, comunque, è uno dei nostri grandi interessi e di conseguenza è parte fondamentale della nostra musica.
Quanto l’esperienza maturata grazie al vostro esordio ha giovato nella composizione e nella successiva registrazione delle nuove canzoni?
Beh, devi pensare che originariamente In a sea, in a lake … doveva essere il nostro secondo demo e quindi per noi era ancora un lavoro di prova, grazie al quale abbiamo fatto esperienza, sperimentato e capito molte cose. Abbiamo avuto la possibilità di migliorare le nostre tecniche di composizione, di esecuzione e di registrazione, il tutto senza sapere che quel maxi-cd sarebbe poi stato pubblicato dalla Sin Organisation di Gianfranco Santoro come nostro primo lavoro ufficiale.
Ascoltando As you’re vanishing in silente, cercando di isolarmi dal presente e di concentrarmi sulla musica, ho percepito una sensazione di grande, melancolica dolcezza… Un quieto abbandono che molto ha giovato sul mio spirito!
Dici bene, la nostra musica è composta da un po’ di tristezza mescolata a bellezza e dolcezza, senza esagerare con nessuno di questi ingredienti. Crediamo sia l’ideale da ascoltare per fermarsi un attimo a pensare, una cosa sempre più difficile da fare al giorno d’oggi.
Come siete entrati in contatto con la Cold Meat Industry, etichetta rinomatissima conosciuta sopra tutto per lavori differenti dal vostro stile?
Abbiamo spedito loro un demo e, se dobbiamo essere sinceri, lo abbiamo fatto quasi per scherzo. Pensavamo che il nostro fosse un buon disco, ma forse non di grande interesse per la Cold Meat. Probabilmente abbiamo avuto la fortuna di spedirlo nel momento adatto: a quanto pare, infatti, Roger Karmanik ha deciso di ampliare il raggio d’azione della sua etichetta dando spazio a generi anche abbastanza distanti dalle sue precedenti produzioni.
La vostra attuale label vi ha lasciati liberi di decidere sul disco in ogni suo aspetto, anche quello promozionale, ovvero è intervenuta a guidarvi, a consigliarvi?
Se da un lato Roger Karmanik ci ha lasciato completa libertà riguardo a tutta la produzione e i dettagli del disco limitandosi a richiedere una parte grafica alternativa per la versione digipack del CD, dall’altra non ci ha dato molti consigli per l’attività promozionale, anche se sappiamo che lui stesso si è prodigato per portare il maggior numero di ascoltatori a conoscenza della nostra musica, un fatto questo che ci fa davvero piacere e ancora una volta ci lascia sorpresi.
E’ un rapporto che si svilupperà pure in futuro? Che sensazioni provate a far parte di una etichetta così importante?
Ovviamente speriamo che i nostri prossimi lavori continuino ad uscire per la Cold Meat (non abbiamo ancora affrontato la questione) perché, come puoi immaginare, siamo molto fieri e anche un poco increduli di poter pubblicare la nostra musica per questa etichetta. E’ molto strano pensare che il nostro disco appare su di un catalogo nel quale sono presenti anche band che ammiriamo e ascoltiamo da parecchio tempo.
Come nasce e si sviluppa un vostro brano?
Anche se non abbiamo un metodo compositivo costante, la maggior parte delle volte i pezzi nascono da un giro di chitarra o di pianoforte ai quali ognuno aggiunge la sua parte fino a completare il tutto con le parti vocali, una cosa molto spontanea e istintiva …
Quanta importanza attribuite alle liriche? Utilizzate i verbi per esternare sentimenti personali, o vi esprimete per allegorie?
Consideriamo i testi una parte fondamentale della nostra musica e finora abbiamo scelto di utilizzare delle tematiche non personali. Comunque ogni album è stato sviluppato attorno ad un concept che ne ha determinato le liriche. I nostri sentimenti e le nostre sensazioni influiscono di più sulla musica stessa che sui testi.
Quale importanza, nella vostra vita quotidiana, assume per voi l’essere artista, in quanto creatore di opere d’arte?
Essere artisti per noi significa essere in grado di esprimere le nostre emozioni attraverso la nostra musica, cosa molto più spontanea per qualcuno di noi che è sempre stato abituato a “pensare” da artista. Purtroppo però ci dobbiamo confrontare con le attività di ogni giorno che non sempre coincidono con le nostre inclinazioni.
“Triste quiete”, dovessi scegliere un episodio prediletto, ardua impresa, sarebbe inserita nel novero dei papabili, in virtù proprio del cantato in italiano, ch’è estremamente poetico. Rimarrà episodio isolato?
Sia nel nostro primo lavoro In a sea, in a lake, in a river … … or in a teardrop che in quest’ultimo, abbiamo inserito un brano cantato nella nostra lingua ed è molto probabile che ce ne saranno altri, anche se rimarranno sempre delle eccezioni, non perché non ci piaccia la nostra lingua ma perché preferiamo accostare l’inglese alla nostra musica.
Trovo assolutamente geniale l’ambientazione di “All day I hear your voice”. L’arpeggiare della chitarra ha fatto scaturire in me il desiderio di andar a riascoltare il David Sylvian di Gone to earth. In questo pezzo canto e musica si fondono in un tutt’uno di incommensurabile forza espressiva, rievocando notturni deserti sovrastati da cieli striati di porpora, immersi in silenzi rotti da lontani lamenti. Di anime sofferenti? Personalmente, vi ringrazio per aver composto questa opera!
Effettivamente “All day ..” è anche uno dei nostri brani preferiti. Nonostante la sua monotonia riesce ad essere intenso e come hai detto tu, molto espressivo. E’ uno dei brani che secondo noi si avvicina di più ad alcune cose dei Black Tape For A Blue Girl, che come dicevamo prima sono uno dei gruppi che più ci hanno influenzato.
Riuscite ad esibirvi con una relativa frequenza dal vivo: cosa provate, calcando il palco, osservando gli uditori, percependo le loro reazioni? Quanto è importante per voi il riscontro del pubblico?
L’esperienza dal vivo è per noi sempre un punto di domanda. Ci sono fattori estremamente negativi ed estremamente positivi che si fondono durante le nostre esibizioni. Il nostro approccio ad ogni esperienza live è sempre entusiastico e comunque, nel nostro piccolo, professionale (molte sono le ore spese a provare per ogni concerto). Data questa premessa, ci dispiace trovare troppo spesso dei tecnici che non sono in grado di metterci nella posizione di esprimerci al meglio sul palco ed un pubblico non sempre educato e rispettoso nei nostri confronti. A questo tipo di audience, però, si contrappone sempre una parte di ascoltatori che ogni volta ci sorprende con la sua immobilità e concentrazione e che non manca mai di complimentarsi con noi alla fine dell’esibizione. Una cosa, questa, che ci fa estremamente piacere e che ci invoglia a suonare più spesso nonostante i sacrifici e lo scarso rientro economico.
Siete in contatto con altri artisti? Dividete con loro le vostre esperienze?
Gli unici artisti con cui ci manteniamo in contatto attualmente sono Inner Glory e Lily’s Puff con i quali abbiamo condiviso una bella serata live qualche mese fa. Lo scambio di opinioni e di suggerimenti tra artisti è sempre utile e a volte confortante nel notare che nessuno, in questo ambiente, ha vita facile!
Quali aspettative riponete nel futuro di All my faith lost…?
Speriamo di continuare a riuscire a proporre la nostra musica senza tutte le difficoltà che abbiamo avuto finora …. già questa sarebbe una bella soddisfazione….
A voi le finali considerazioni. Un vostro messaggio, un vostro desiderio, da dedicare agli attenti lettori di Ver Sacrum…
Prima di tutto ringraziamo te, di cuore, per averci dato la possibilità di fare questa intervista e per la pazienza che hai avuto. Ai lettori di Ver Sacrum vorremmo solo dire di provare ad ascoltare la nostra musica … soprattutto se amano il silenzio …
Ed i nostri amici non mancheranno di ascoltare gli All my faith lost… e le loro intense melodie. Un fluire lento, melanconico, che ci permette di apprezzare gli istanti più intimi di questa nostra frenetica esistenza. Perché anche il silenzio è musica…