I Tv On The Radio sono uno dei gruppi più particolari tra quelli usciti in quest’ultimo paio d’anni. Già con il loro debut, intitolato Desperate youth, bloodthirsty babes, avevano suscitato notevole interesse e ottenuto consensi sia di pubblico che di critica, ma certamente Return to Cookie Mountain li proietterà nell’olimpo delle nuove alternative band, quelle che “fa tanto trendy ascoltare” e di cui un po’ tutti hanno almeno sentito dire qualcosa… In realtà, come già avevo anticipato all’inizio, di motivi per essere attirati dal materiale del quintetto newyorkese ce ne sono parecchi, e il primo fra tutti è senz’altro l’originalità della proposta. I nostri, infatti, non si limitano solo a comporre canzoni intriganti e immediate, ma per ognuna svolgono un lavoro certosino relativo soprattutto agli arrangiamenti e all’assemblaggio di componenti spesso diversissime tra loro. La ricerca che sta alla base della creazione di questi brani è davvero ragguardevole, non solo perché i nostri si spingono oltre il concetto (inteso in senso molto generico) di crossover e di commistione di stili, ma perché la loro musica, nonostante la complessità che quasi sempre la contraddistingue, riesce ad essere coinvolgente e anche facilmente assimilabile. Descriverla a chi non l’ha mai sentita è un compito assai arduo, difatti si potrebbe parlare di un mix tra il rock di stampo british (certi pezzi ricordano le atmosfere tipiche dei primi dischi degli U2), la new wave, l’elettronica, il soul, il jazz e il noise, ma non immaginatevi nulla di sgraziato, insensato o pesante perché i Tv On The Radio sono dei geni della stratificazione sonora e del perfetto bilanciamento delle parti, cantate o suonate che siano. Ecco perché in un cd come questo possono trovare spazio e coesistere canzoni come la dinamica e avvolgente “Wash the day away”, l’insolita “Hours” (un bell’esempio di electro-black music!), la rilassante “Providence” (in bilico tra sonorità post-rock, soul e sperimentazioni varie) o la ballata noise “Let the devil in”, ed ecco perché un personaggio del calibro di David Bowie (che tra l’altro compare nel disco come special guest…) ha mostrato tanto apprezzamento nei confronti di questa formazione, che riesce a stupire e sorprendere come poche altre sanno fare al momento. In conclusione mi resta solo una cosa da dire: se le parole “black” e “soul” usate in questa recensione vi hanno spaventato, allora Return… non è l’album che fa per voi, ma se invece siete rimasti incuriositi da ciò che avete letto, allora non esitate a procurarvelo!!
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