Ver Sacrum Aethere è un progetto che ho conosciuto abbastanza di recente e di cui ho recensito (nel novembre 2005) l’opera prima Pulvis et umbra sumus. Si trattava di un CD autoprodotto di un certo interesse, malgrado qualche piccolo errore di gioventù. Con questa seconda opera Aethere fa notevoli passi avanti e produce un CD senza dubbio all’altezza di quelli composti da nomi ben più blasonati e che si eleva al di sopra della media delle produzioni dark ambient degli ultimi tempi. Anche se meno evidenti, sono ancora presenti le influenze dei corrieri cosmici ma, allo stesso tempo, l’amalgama dei suoni risulta più omogeneo e scuro: in tutto il suo svolgimento, il CD è pervaso da una piacevole sensazione di mistero che gli dona un fascino degno di nota. Senza dubbio sono stati risolti molti dei piccoli difetti che erano presenti nell’esordio: il suono è nel complesso più pulito e sono state eliminate alcune componenti che davano l’impressione di essere un po’ forzate, come a voler colpire a tutti i costi l’ascoltatore, e che davano una sensazione di scarsa organicità e rendevano meno incisivo il risultato. Il giardino epicureo è costituito da quattro lunghe suite più due brani più brevi (dei quali uno funge da introduzione) e si mantiene costantemente su livelli elevati di qualità: il suono è costituito spesso da numerosi layer sovrapposti con perizia ed eleganza, tra i quali è presente talvolta anche la voce che, fortunatamente, in questo caso è meno maltrattata dai filtri che in precedenza la snaturavano in maniera eccessiva; particolarmente gradita mi è la presenza frequente del suono dell’organo, che dona al tutto quel fascino arcano che solo quello strumento riesce ad avere. Un lavoro di ottima fattura e notevole fascino: le premesse c’erano ma il salto di qualità è stato davvero notevole.

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