Ver Sacrum Non posso dire di essere una patita di electroclash ma provo un’istintiva simpatia per Peaches, istrionico personaggio che ha sempre avuto un atteggiamento irriverente nei confronti della morale comune (basti pensare al gioco di parole che sta alla base del titolo scelto per il nuovo album, interpretabile sia come un’allusione sessuale che come un’invettiva contro il presidente degli Stati Uniti…), e che sembra dire esattamente ciò che vuole senza porsi alcun problema! Insomma, la signorina in questione è un po’ la tipica “ragazzaccia sboccata” e mi piace proprio per questo, anche se ci tengo ad aggiungere che è pure un’ottima performer (a tal proposito vi raccomando i suoi bizzarri e movimentati concerti, nel caso vi dovesse capitare di poterne vedere uno!) Riguardo invece alla musica che propone, beh non posso certo dire cose altrettanto positive, difatti questa ennesima fatica non riesce a colpire nel segno più di tanto, anzi a lungo andare si rivela piuttosto ripetitiva e noiosa: le canzoni sono tutte abbastanza simili e non ce n’è neanche una che riesca ad attirare l’attenzione in maniera particolare (forse l’unica vera eccezione è la rockeggiante “Do ya”, ma comunque anche quest’ultima non è una di quelle cose per cui valga la pena esaltarsi…). Nel complesso i brani sono curati e gradevoli (tra l’altro il disco è stato realizzato con la collaborazione di special guest del calibro di Joan Jett, Feist e Eagles of Death Metal!), ma una volta ascoltati i primi due o tre ci si comincia a chiedere se il mix tra rock ed elettronica minimale proposto da Peaches abbia davvero una valenza dal punto di vista musicale, e non sia solo un semplice veicolo utile a diffondere le sue idee. Mi viene infatti da pensare che la cantante canadese si sia detta qualcosa del tipo: “Beh, i miei testi sono divertenti e particolari, uniamoli ad un sound che in questo periodo va di moda e vediamo se riesco a propinarli a più gente possibile!”, e anche se non c’è nulla di male in tutto ciò resta il fatto che le tracce contenute nel cd lasciano un po’ l’amaro in bocca, e in linea generale si rivelano alquanto deludenti. Rimane quindi la mia simpatia e la stima per il personaggio, davvero unico nel suo genere, ma Impeach my Bush non è un lavoro molto convincente, e soprattutto non è all’altezza di altre uscite similari, ben più “sostanziose” e interessanti di questa…