Ver Sacrum Copertina inquietante per il nuovo disco dei Wuthering Heights, combo al quale piace indulgere sulle proprie qualità tecniche, che una volta tanto vengono messe proficuamente al servizio della song in quanto prodotto diretto al soddisfacimento del pubblico, non solo del proprio ego artistico, più o meno smisurato. “The shadow cabinet” è il quarto capitolo della saga discografica del gruppo, il quale può vantare uno dei migliori screamer dell’attuale panorama metal, quel Patrick Johansson che presta la propria ugola pure agli Astral Doors e che, con Jorn Lande, è unanimemente considerato l’erede di Ronnie James Dio e di David Coverdale. Brani maestosi come “Carpe Noctem – Seize the night” o come “Beautifool” permettono di localizzare immediatamente le coordinate lungo le quali i WH si muovono, ovvero un metal dinamico e sufficientemente oscuro da piacere ad un vasto range di ascoltatori. La Locomotive Records ha profuso adeguati sforzi affinché la resa finale del platter possa posizionarsi su livelli alti, a partire dalla produzione di Tommy Hansen che conferisce a canzoni quali “The raven” o la lunga “Apathy divine” (suddivisa in due parti) la necessaria brillantezza e dinamicità. Chiude la bonus track “Midnight song”, destinata al solo pubblico europeo, che forse è l’episodio meno incisivo del CD.