:Bahntier//

Stefano Rossello e Justin Bennett (:Bahntier//) a Vicenza (Foto di LilleRoger)

Per una volta il proverbiale traffico della A4 (che purtroppo chi scrive conosce fin troppo bene) ci ha graziati. E se questo da un lato ci ha risparmiato l’esaurimento da colonna immobile, dall’altro ci ha fatto arrivare a Vicenza con un anticipo pressoché fantozziano. Le 22, diciamo, non sarebbe stato un orario così anomalo, se non fosse che il Totem ha aperto quasi alle 23:30, con parecchie persone ad attendere fuori e un clima esterno apprezzabile solo da masochisti e pinguini. Solo l’avvistamento di una cara amica e un principio di osteoporosi da bivacco prolungato in macchina hanno fatto sì che decidessi di affrontare il freddo. E il locale, “deo gratias”, ha aperto poco dopo, riempiendosi quasi subito di facce note e non – e di quelle note, c’era sempre “la solita gente” che presenzia ai concerti qui al nord, altri fieri sostenitori del principio per cui “la vita di un gotico o similaria non è fatta solo di piviccì e serate danzanti in cui mostrare il suddetto piviccì”.

Il tempo di un vodka-redbull e di un paio di chiacchiere e Spiritual Front salgono sul palco: senza la sezione ritmica, solo voce e pianoforte, e le immagini di Toro scatenato sullo sfondo come in quel del WGT di Lipsia la primavera scorsa. E anche in questa versione il fascino delle loro canzoni rimane intatto, trasponendo su coordinate differenti il medesimo mood. La bellissima voce di Simone Salvatori dà ulteriore verve a una “Slave” magistrale, alla sensualità struggente di “Autopsy of a love”, alla melodia intensa e imponente di “Bastard angel”, in un set tanto breve (o è perché quando si vive qualcosa di bello, si vorrebbe non finisse mai?) quanto pieno di anima, di emozioni capaci di andare al di là del piacere dell’ascoltare. Salvatori si dimostra un frontman nell’accezione più definita del termine, accompagnando l’esibizione a una gestualità e un’interpretazione che rendono lo spettacolo ancora più vivo, “vero”, come ormai è sempre più raro constatare; e questo concerto dimostra ancora che siamo di fronte a un gruppo che ha tanto da dire, che merita ancora più successo del tanto che ha finora ottenuto, che dal vivo perfeziona la perfezione dei lavori in studio, con un suono estremamente personale, ricco di sfumature, in grado di colpire amanti dei generi più disparati. E un grazie da parte mia per aver incluso nella scaletta la mia amatissima “Soulgambler”. E per aver dato una nota di spassosità al tutto con i siparietti comici con Luisa la parrucchiera….

Con :Bahntier// si cambia completamente registro. Ma non le premesse. Altra realtà che, dall’alto del proprio lavoro e dei risultati ottenuti, dei patrii confini ormai può altamente fregarsene, che partendo già da ottime basi ha saputo sempre migliorarsi, con una rodatissima esperienza live e freschi del loro terzo album, Blindoom che – come già scritto in sede di recensione – coniuga la precisione di un bisturi con la forza devastante di un rullo compressore. E anche qui, nulla che rimanga limitato a un genere: lo schema industrial-noise viene scardinato tra soluzioni raffinate e altre basilari, tra passaggi più complessi e ariosi e momenti di pura violenza sonora, il tutto equilibrato nella giusta dimensione e interpretato on stage in una maniera, ehm, più che consona al contenuto. L’arrivo di Justin Bennett – Skinny Puppy – alla batteria, per chi scrive, ha conferito a :Bahntier// qualcosa in più, un’aggiunta preziosa al loro sound; e questo si aveva avuto modo di constatarlo anche in occasione della data con Dive a Torino, in cui ero rimasta piacevolmente sorpresa dal suo ingresso e dalla novità che è riuscito ad apportare.

Il massacro inizia con “Hiding face”. Stefano Rossello fa sua l’epilettica energia dei brani in un’esibizione fisica, irresistibilmente violenta, supportata da un melting di visuals tra Bambi e il gore, Pippi Calzelunghe e l’hardcore-porno, l’indimenticabile Debbie Harry di Videodrome, sesso e sangue su ritmi che travolgono e demoliscono, rumore ragionato e per questo ancora più spiazzante, tra innumerevoli range di consapevole follia. “Worried Words” , “Panic Flame”, tutto concorre a formare un concerto instabile e massacrante come nella migliore tradizione :Bahntier//, senza dimenticare qualche rimando agli album passati, tappe di un crescendo che ora trova il suo compimento. E i riconoscimenti, non solo in occasione di Blindoom, giunti dall’estero vogliono dire molto di più che un semplice “Bravi”.

Perché qui scatta la polemica e alla grande, pure. Perché chi era al Totem venerdì 26 gennaio 2007 ha assistito ai live act di due delle poche realtà che, mi ripeto ma a ragione, in due modalità differenti possono tranquillamente rifuggire alla gabbia della definizione di “gruppo italiano”, e la loro nomèa lo dimostra. Talento abbinato a professionalità, umiltà, costanza: doti difficili da trovare. Una lezione e un monito per quei gruppi e gruppetti di casa nostra che si costruiscono il piedistallo dall’alto di un cd e di due concerti in croce, o di un seguito costituito solo dai loro amici e parenti e vicini di casa, dimentichi del fatto che, se non supportata dalla sostanza, l’occasionale fortuna si sbriciola in fretta. A Spiritual Front e :Bahntier//, se mai a qualcuno fosse ancora sfuggito, vanno riconosciuti, oltre ai meriti artistici, anche questi. E, per me, sono doti rare e per questo ancora più lodevoli.

Tra altre chiacchiere (e sì, pure pettegolezzi, chi è senza peccato scagli la prima pietra!), qualche escursione in pista (Xotox… mon dieu, Xotox…), e ancora chiacchiere, arriva l’ora di affrontare i 200 kilometri della strada verso casa. E crolliamo a letto stanchi e soddisfatti. Troppo poco dire che ne è valsa la pena. Ma questo lo sapevamo già…

Spiritual Front

Simone Salvatori (Spiritual Front) a Vicenza (Foto di LilleRoger)

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