Già nel loro album di esordio del 2002 gli Irfan avevano dimostrato di essere fra i più autentici eredi dei Dead Can Dance. Il loro nuovo CD Seraphim è da questo punto di vista una conferma. Non credo di esagerare affermando che in campo “ethereal” gli Irfan sono attualmente la realtà più valida ed emozionante. Il paragone con i Dead Can Dance non fa forse giustizia alla qualità degli Irfan ma è d’altra parte impossibile da ignorare, visto che la band bulgara si ispira per la sua musica a quelle stesse “fonti” a cui avevano attinto Lisa Gerrard e Brendan Perry: le melodie etniche dei balcani e del medio-oriente, la musica medievale. Non va però dimenticato che negli Irfan tutto ciò non è semplice posa o imitazione visto che il gruppo non fa altro che rendere omaggio alle proprie tradizioni e alla propria storia. Accanto a queste ispirazioni primarie gli Irfan citano altre culture musicali: è così possibile cogliere nei loro brani un accenno di Fado, un’eco di melodie mediterranee o un omaggio alla musica sacra. L’album è così una sintesi perfetta di splendide melodie, ottimi arrangiamenti e magistrali esecuzioni musicali: vari sono gli strumenti utilizzati nei pezzi, molti dei quali di tipo etnico/tradizionale a dare un raffinatissimo tocco “world music” al tutto. Particolare attenzione è rivolta nei brani alle parti ritmiche, affidate a intrecci elaborati di percussioni, particolarmente evidenti nella splendida “Hagia Sophia”. Se dal punto di vista musicale gli Irfan si esprimono in maniera superba anche le parti vocali non sono da meno: in primo piano è la performance della bravissima Denitza Seraphimova, capace di impostare la sua voce in modi espressivi diversi, sempre convincenti. Efficaci sono anche i cori di voci maschili, in secondo piano rispetto all’affascinante voce femminile ma capaci di performance molto valide, come evidenziato soprattutto nel brano conclusivo “Return to Outremer”. Seraphim si colloca al top della produzione musicale 2007: un album che non può mancare a coloro che hanno sempre “la morte che balla” nel cuore.
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