Spiritual Front

Spiritual Front al Circolo degli Artisti, Foto di Softblackstar

Serata speciale questa sera al Circolo degli Artisti, Michael Gira è qui per la sua unica data italiana, e ad aprire tre personalità di tutto rispetto. Spiritual Front è il primo del lotto. Look curato, completo nero e cravatta bianca per tutti i membri del gruppo, e taglio decisamente rock per i brani di Armageddon Gigolò, ultimo album in studio prodotto dal gruppo romano capitanato da Simone Salvatori. Il locale è gremito di gente che applaude convinta al susseguirsi di brani come “Slave”, “I Walk the (Dead)line”, “Jesus Died in Las Vegas”, “Cruisin'”. La mancanza di viole e violini si fa sentire molto e, anche se il gruppo si destreggia bene cercando di sopperire con le chitarre spianate, il risultato non è particolarmente esaltante per chi predilige le sonorità del disco, già di per sé dal suono piuttosto sporco. Il taglio smaccatamente rock, a mio parere, paradossalmente addolcisce il tutto eliminando quell’aura decadente e oscura che tanto aveva contribuito alla riuscita di quel gioiellino tutto italiano di Armageddon Gigolò, rendendo il suono sì più elettrico e, se vogliamo, potente, ma rendendolo anche tutto sommato simile a tanti altri.

A questo punto la discriminante diventa semplicemente ciò che ci si aspetta di trovare: chi voleva assistere a un Armageddon Gigolò il più fedele possibile potrebbe storcere il naso, chi si non si pone problemi per la limitazione dell’organico avrà modo di godersi lo spettacolo e può aggiungere ai punti a favore il trasporto emotivo di Simone Salvatori sul palco, così come del resto del gruppo, che suona egregiamente e senza sbavature. Sia chiaro, l’esibizione è perfettamente riuscita, ed è ovvio che non è possibile, per ovvi motivi, pretendere un’intera orchestra, pertanto il commento di sopra è da prendersi come questione di gusto strettamente personale e non obiettivo.

A seguire Fabrizio Modonese Palumbo, che incanta con un set elettroacustico solista. Il personaggio non dovrebbe avere bisogno di presentazioni: è attivo con i torinesi Larsen, come Living Jarboe, suonando nelle esibizioni dal vivo della ex-SWANS, vanta collaborazioni con gli Xiu Xiu (i due dischi usciti a nome XXL, i mediocri Ciautistico¿Spicchiology?) e soprattutto incide anche per la Young God Records, etichetta di Michael Gira, che curiosamente durante il concerto si affaccia di tanto in tanto per scrutare con il volto severo l’esibizione. Come O.F.F. organizza diversi concerti, contribuendo a riportare in Italia nomi importanti come Backworld, Current 93, e tra poco Nurse With Wound. Insomma, una personalità di tutto rispetto, che ha saputo ritagliarsi un suo spazio all’interno della “scena” italiana.

Fabrizio si autocampiona mentre suona la chitarra e altri strumenti, creando degli strati di suono che, sovrapponendosi, compongono lunghi brani ricchi di textures, pratica molto diffusa ma che, come spesso accade, porta ad ottimi risultati. Gli inserti vocali non fanno che aumentare la fascinazione per un set coinvolgente, nonostante il pubblico distratto. I brani, uno dopo l’altro, creano una sensazione di continuità, quasi si stiano ascoltando le varie suite di un unico, lungo brano. Il riscontro è molto positivo, e si spera di poter assistere al più presto a un’altra esibizione del torinese Palumbo, sia da solista, o con il moniker ( r ), che con uno dei progetti ai quali partecipa, sia esso Larsen o l’ultimo, recente Blind Cave Salamander assieme a Paul Beauchamp e Julia Kent, del quale è uscito da poco l’album d’esordio, recensito su queste pagine nel mese di ottobre.

Fabrizio Modonese Palumbo

Fabrizio Modonese Palumbo al Circolo degli Artisti, Foto di Softblackstar

In un brano Fabrizio è affiancato dalla già citata canadese Julia Kent e dal suo violoncello, che dona ulteriore spessore al suono, ed è proprio lei l’artista che si esibirà di lì a poco. Julia Kent vanta collaborazioni con diversi artisti di fama internazionale come Current 93, Antony & The Johnsons, Rasputina, Backworld e altri. Nonostante il curriculum di tutto rispetto, è approdata da poco all’album solista, inciso per la Durtro di David Tibet.

Il metodo adottato è sostanzialmente lo stesso, violoncello autocampionato, ma diversi sono i risultati. Il suono di Fabrizio Modonese Palumbo è più sfilacciato, nonostante la presenza di strumenti diversi, mentre il suono di Julia Kent è più compatto, probabilmente grazie anche alla timbrica particolare del suo strumento. La Kent sembra anche propendere di più verso una sorta di forma canzone, se così si può definire, con brani più brevi e volutamente più definiti rispetto alle derive quasi ambient del leader dei Larsen. L’esibizione di Julia Kent può ritenersi sufficiente, ma nulla più di un concerto tutto sommato altalenante.

Michael Gira, protagonista indiscusso della serata, è un personaggio che ormai impone un’aurea reverenziale con la sola presenza. Dopo lo scioglimento dei leggendari SWANS, dei quali era il deus ex machina, Gira ha iniziato a comporre con un altro progetto, Angels Of Light, dei quali è uscito recentemente l’ottimo We Are Him, e quasi stupisce di vederlo in veste completamente solista invece che in tour per promuovere l’ultimo album. Gira si presenta con un vestito dal taglio classicamente americano: pantaloni marroni, camicia color crema a righe e bretelle nere, stivaletto marrone, capelli con riga da un lato. Sempre più assomiglia a un fattore americano d’altri tempi, uscito dritto dalle pagine di un John Cheever. Purtroppo, il nostro decide che ha bisogno del leggio e dei testi, e chiede una luce diretta dei faretti sui fogli. Poco male, se non fosse che i faretti oltre che sul leggio sono puntati in faccia al pubblico, e tutti gli sventurati presenti tra le prime file, come il sottoscritto, avranno non poca difficoltà ad alzare lo sguardo pena luce sparata dritta nelle pupille.

Poi attacca. Apre la bocca. E quella voce, quella voce baritonale così piena, così profonda, riempie l’intero Circolo degli Artisti. E’ sparita l’elettricità degli SWANS, ma non la potenza di un suono e di una voce unica, avvolgente, tanto che pare incredibile che un suono del genere sia opera di un uomo munito solo di voce e chitarra acustica. Gira pesca a piene mani dal suo vasto repertorio, ripescando vecchi pezzi degli SWANS, brani realizzati per i due dischi casalinghi e altri ancora usciti come Angels Of Light. “My Suicide” appartiene a questi ultimi, e la rilettura in chiave acustica rende ancora più amaro e appassionante il testo. Sicuramente una certa emozione tra i fan di vecchia data deve averla data “I Am The Sun”, da The Greath Annihilator, dove anche qui la rilettura minimale, invece di impoverirlo, non fa che esaltare il brano di partenza. Sempre dallo stesso album arriva un’altra minimale versione, questa volta della splendida “She Lives”. E’ poi la volta di “Failure”, altro brano molto amato dagli appassionati del cantautore, uscito su White Light From The Mouth Of Infinity, disco seminale per chiunque voglia avvicinarsi agli SWANS. L’immancabile bis vede Gira eseguire uno dei suoi brani più amati nonché cavallo di battaglia nelle esibizioni dal vivo, “Goddamn The Sun”. L’esecuzione del brano come chiusura è il suggello di un live set semplicemente straordinario, come Gira ci ha ormai abituato da tempo.

Michael Gira

Michael Gira al Circolo degli Artisti, Foto di Softblackstar

Links:

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Julia Kent: sito ufficiale

Fabrizio Modonese Palumbo: sito ufficiale

Spiritual Front: sito ufficiale