Giuseppe Verticchio continua a sorprendere con lavori che, pur essendo spesso molto differenti tra loro, hanno in commune la caratteristica di essere tutti di qualità elevate. Questo The missing tapes si discosta decisamente dai dischi da me precedentemente ascoltati del musicista romano, essendo costituito da registrazioni ambientali sovrapposte a quelle di strumenti tradizionali tailandesi e, successivamente, rielaborate e mixate; le registrazioni originali fanno parte di diverse sessioni risalenti fondamentalmente al 1994 e al 1996 con successive aggiunte tra il 2000 e il 2005 e nuovamente riprese in considerazione e rimaneggiate nel 2005. Il CD in oggetto è strutturato in quattro lunghi brani, della durata che va dai nove ai sedici minuti, che appaiono come lunghi raga rivisti e filtrati dalla sensibilità di un musicista che ha scelto un percorso personale e a suo modo unico all’interno della musica a metà strada tra ambient e oscurità. Mi rendo conto del fatto che questo CD non è di facile ascolto e anche del fatto che potrebbe non essere apprezzato da coloro i quali sono convinti che, per essere valido, un lavoro di questo tipo debba contenere almeno una campana a morto; ma, bando ai luoghi comuni, qui si può trovare tanto materiale così interessante da far impallidire anche molti dei maestri del genere: se quello che si cerca è un CD da inserire facilmente in una vaschetta insieme a tanti altri, tutti uguali tra loro, sicuramente non è la scelta adatta; se invece si è alla ricerca di qualcosa di più personale e lungimirante, aperto ad influenze diverse dai soliti, pochi nomi, beh, quello di Nimh è un nome da tenere bene a mente.
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