Che cos’è che distingue un lavoro di Lustmord da quelli dei numerosissimi progetti che oggi si dedicano al genere musicale da lui, di fatto, creato? Credo che la risposta a questa domanda sia tra le più difficili da trovare e, suppongo, difficilmente si potrebbe trovare una risposta univoca; per quanto mi riguarda, ritengo che sia un fatto principalmente emozionale, legato alla capacità del musicista di andare a pizzicare corde nascoste della nostra psiche e di infondere nell’ascoltatore un senso di inquietudine che pochissimi altri riescono a ricreare. La sua musica non è mai banalmente costituita da semplici drones lasciati andare avanti in scioltezza, perché anche nei momenti più statici si ha l’impressione di sentire qualcosa che, nel buio nebuloso degli ambienti da lui creati, si muove lentamente e impercettibilmente, mortalmente pericoloso. Addormentarsi con la musica di Lustmord a volume sufficientemente alto significa di certo svegliarsi con un brivido gelido lungo la schiena, al contrario di quello che accade con molti dei progetti che affollano oggi la scena, che il sonno troppo spesso lo conciliano invece di renderlo inquieto. King Buzzo è ormai collaboratore quasi fisso del nostro e la loro cooperazione dà ormai ottimi frutti, essendo i due riusciti a fondere le loro forze in maniera ottimale. In questo caso, si aggiungono anche Aaron Turner (Isis) e Adam Jones (Tool) ad aggiungere lustro ad un autore che continua ad essere il sovrano indiscusso del regno buio e soffocante chiamato dark ambient. Sicuramente nel mio giudizio pesa anche il fatto di sapere che sono al cospetto del musicista che per primo si è spinto in questi lidi desolati ma non posso non consigliare l’acquisto di questo CD agli appassionati del genere: se c’è un disco dark ambient su cui quest’anno varrà la pena spendere dei soldi quest’anno, beh, probabilmente è proprio questo.
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