La ricchezza del cast di questa terza edizione dell’Elfenfolk Festival già da mesi ci aveva fatto decidere di affrontare la trasferta in terra tedesca, così, sabato 22 Novembre partiamo alla volta di Augsburg, terza città della Baviera, distante cinquanta chilometri da Monaco. Il vento gelido non rende particolarmente agevole il volo alla volta della città bavarese, da cui in treno proseguiamo verso la nostra meta, dove giungiamo verso le 16.00, accolti da un freddo sempre più pungente e da timidi fiocchi di neve. Dopo un pò di meritato riposo in hotel ed una gustosa cenetta in un locale tipico, arriviamo al Kantine. Sono le 20.20 ed il parcheggio è già colmo; apro quindi una doverosa parentesi relativa alla diversa mentalità tra il pubblico italiano e quello tedesco. Purtroppo dalle nostre parti è impensabile annunciare un programma che preveda apertura porte ore 19.30 ed inizio concerti alle 20.00 (e le rare volte che questo accade, il gruppo che suona a quell’ora lo fa al cospetto di pochi intimi); qui invece, non solo il programma viene fatto rispettare con puntualità assoluta, ma gli Elane stanno suonano in una sala già gremita!! Spesso si ironizza sui gusti del pubblico tedesco, ma intanto qua la scena è florida proprio perchè la gente va ai concerti e segue veramente da vicino la musica che ama, senza limitarsi solamente a parlare ed a pavoneggiarsi, come buona parte del mediocre pubblico italiano, tutto chiacchiere e poca sostanza!
Non seguo il concerto degli Elane, visto che la loro proposta musicale (mittel alter, come lo chiamano da queste parti) non è uno dei motivi che mi hanno portato sin qua e ne approfitto per farmi un giro nel locale: struttura molto carina, disposta su due piani: al pianterreno ci sono la sala concerti (decisamente capiente e con un palco piuttosto spazioso) e un’altra sala dove si trova il bar, tavolini e divanetti oltre al guardaroba. Al piano superiore sono stati invece sistemati gli stands col merchandising delle bands ed altri banchetti di dischi, mentre alcuni djs propongono musica per chi preferisce soffermarsi a questo piano piuttosto che seguire i concerti.
Dopo uno sguardo alla merce, torno nella sala concerti (nel frattempo stracolma, visto che l’afflusso di pubblico prosegue incessante, per assestarsi su una cifra prossima alle 500 unità) , per seguire l’esibizione di Rome. È il mio terzo concerto del progetto di Jerome Reuter che mi convince sempre di più; a dispetto di una presenza scenica piuttosto debole (è giusto che la musica prevalga sul look, ma una sistematina a questo aspetto non farebbe male), la forza della musica di Rome appassiona e conquista anche il pubblico di Augsburg. Nell’ora abbondante a sua disposizione, Jerome esegue diversi brani tratti dai tre album sin qui realizzati; le canzoni dalle atmosfere marzial-apocalittiche si alternano con i pezzi più malinconici ed intimisti; una commistione che ha portato a Rome il meritato successo, un progetto che, senza rivoluzionarla ha portato una ventata d’aria fresca nella scena folk-apocalittica, raccogliendo il meritato successo che anche stasera gli viene tributato. Una prova intensa che, grazie anche al diverso supporto (sia in termini quantitativi che qualitativi) del pubblico, mi soddisfa decisamente di più rispetto a quella del Folk Alert di Prato di qualche mese fa.
È quindi la volta di Spiritual Front; della popolarità di Simone Salvatori in Germania già sapevo, avendo anche assistito al suo concerto al Treffen di Lipsia di tre anni fa, ma la scene di delirio ed esaltazione collettiva di questa sera mi resteranno a lungo nella memoria. Formazione al completo per la band italiana (tre strumentisti accompagnano Simone), per un concerto che vede la proposizione di hits che sono già classici come “Song for the old man” (che apre il concerto), “No kisses on the mouth”, “Autopsy of a love”, “Bastard angel”, “Jesus died in Las Vegas”, “Slave”, “I walk the (dead)line” e tre nuovi pezzi che figureranno sul prossimo album, la cui pubblicazione è prevista per l’Aprile 2009. Le nuove canzoni hanno un taglio decisamente pop che mi ha lasciato sinceramente un pò perplesso, ma così non si può dire per il pubblico tedesco, il cui entusiasmo non è scemato nemmeno di fronte a questi brani che sentiva per la prima volta. Acclamata a gran voce, la band deve tornare sul palco per concedere un bis, che dà modo a Simone di dare sfoggio al suo essere istrione: il nostro scende a cantare tra la folla, tra palpeggiamenti e “strusciamenti” vari (da cui non sarà esente nemmeno chi scrive), fino a venire letteralmente sollevato e portato in trionfo, come le foto testimoniano. Definire questo concerto un successo mi pare il minimo che si possa fare.
Restiamo nelle prime file per un altro concerto imperdibile: Arcana. È solo la seconda volta che vedo la band svedese; per l’occasione, i coniugi Bjargo sono coadiuvati dalla brava vocalist Ann Mari Thim, da Stefan Eriksson alle tastiere e da Mattias Borgh alle percussioni. Da brivido l’apertura del concerto, con la vecchia “Chant of the awakening”, dall’album Cantar de procella, seguita da altri brani del loro ormai folto repertorio (tra le altre, “Innocent child”, “Hymn of absolute deceit” e la mia favorita “We rise above”). Un’esibizione intensa e di grande professionalità, anche se sulla distanza di un’ora abbondante, il concerto conosce alcuni momenti di stanca. Da rilevare che mentre gli altri gruppi avevano sul palco solo bottiglie d’acqua, per la band svedese sono in bella vista calici di vino, birre ed una bottiglia di amaro Montenegro (!!!) da cui i nostri attingono copiosamente tra un pezzo e l’altro.
La stanchezza e lo scarso interesse che ripongo nei confronti dei Qntal mi portano in zona bar per riprendere le forze e dissetarmi; rientrerò nella sala per assistere solo ad una manciata di brani che chiudono il lungo concerto (quasi due ore!) della band tedesca, tra cui la famosissima “Ad mortem festinamus”. Impossibile negare la professionalità e le capacità dei Qntal, ma, come detto, la loro musica che coniuga elementi classici e medievali con sonorità elettroniche non mi esalta più di tanto; da rilevare per altro che, nonostante la loro grande popolarità, al loro cospetto c’è un pubblico leggermente inferiore a quello che ha assistito alle performances di Arcana e Spiritual Front. Troppo stanchi per trattenerci al party post-concerti, rientriamo in albergo stanchi ma estremamente soddisfatti da ogni aspetto di questa trasferta: gruppi, locale ed organizzazione. Una soddisfazione che, ahimè, sempre più raramente possiamo raccogliere in Italia.
Si ringrazia “Pagan Dance Documentation Center” per l’uso delle foto qui riprodotte. Altre foto del concerto sono disponibili sul sito www.pagandance.de.
Links:
Spiritual Front sito ufficiale