Ver Sacrum È cosa risaputa che, nella carriera di qualsiasi gruppo, il terzo lavoro è uno dei più difficili da realizzare, e questo perché la maggior parte dei musicisti si chiede se sia meglio andare sul sicuro o se invece sia il caso di esplorare vie alternative. Nel caso della band scozzese, però, non si può parlare di una vera evoluzione del sound, difatti i quattro sembrano aver esaurito la vena creativa che li aveva portati a comporre album come il debut o come il successivo You could have it so much better. Insomma, se l’intenzione di Alex Kapranos e soci era quella di stupire i fan, allora si può dire che ci sono riusciti benissimo perché il nuovo cd suona davvero “diverso”, peccato però che tale particolarità si traduca in brani orecchiabili ma poco efficaci, ben strutturati ma per nulla coinvolgenti. Anche dopo parecchi ascolti pezzi apparentemente carini come “Live alone”, “Bite hard” o “Twilight omens” continuano a suscitare qualche perplessità e a non apparire originali, ma a ciò si aggiunge il fatto che il disco include pure alcuni episodi un po’ deludenti (“What she came for”, “Dream again”, “Katherine kiss me”…), per cui di motivi per stare allegri ce ne sono proprio pochi. Forse i Franz Ferdinand volevano dare un taglio “indie-pop-rock” alle loro nuove canzoni, o magari erano solo a corto di idee, fatto sta che l’album sembra un patchwork di cose già sentite troppe volte, e quasi mai riesce a lasciare il segno. Vediamo quindi che combineranno al prossimo giro, ma per stavolta meritano (quasi) la bocciatura.