Ver Sacrum Mi sono accorto in ritardo di loro (l’omonimo promo l’ho ascoltato per la prima volta solo alcune settimane or sono), per fortuna ho recuperate in fretta il tempo perduto (del quale sono sempre alla ricerca…). Il trio romano (originariamente un quartetto) si propone in un austerissimo dark ottantiano ma, come i miei corregionali Moth’s Tales (che coincidenza, pure loro rimasti in tre…) non cedono alle lusinghe che hanno reso grandi Interpol, Editors ed ultimamente i meritevoli White Lies. Un sound spartanissimo, ossa ripulite con cura dalla carne e dal sangue, con un basso che ti trapana lo sterno e ti frantuma le costole, un cantato epico che si arrampica con coraggio sul muro di cocci eretto dalla chitarra (“Guilt persistant”), rievocando i fantasmi dei primi The Cure addentratisi nel fondo della foresta (“The broken toy”), ma pure concedendoci porzioni di grazia decadente e melancholica che suggellò i capolavori firmati Associates (“Don’t step on the Momeraths”), indulgendo a tratti sui ricami tanto cari ai gemelli Cocteau. Senza per questo apparire derivativi o meri esecutori di arie fritte. Bravi i CD, che pure nella cura della confezione dimostrano quanto chiare siano le loro idee!