A volte le cose succedono quando meno te lo aspetti, e così in questa calda estate non molto ricca di uscite interessanti l’ascolto del secondo disco della band finnica si è rivelato una vera e propria sorpresa. Probabilmente neanche un bel temporale avrebbe avuto lo stesso effetto rigenerante di Isolation songs, nel quale non si riesce a trovare un difetto neanche volendo fare gli schizzinosi a tutti i costi. I Ghost Brigade devono tanto ai Katatonia, su questo non c’è dubbio, ma lungi dall’essere dei meri cloni i sei hanno incorporato nel loro sound elementi diversi, prendendo spunto sia dai grandi classici (ogni tanto, qua e là, spunta fuori pure qualche riff di sabbathiana memoria…) che dalla musica di taglio più moderno. Non a caso per loro è stato coniato il termine “doomcore”, a mio parere azzeccatissimo per descrivere le sonorità proposte da questi geni della composizione e dell’arrangiamento, capaci di far venire i brividi anche quando la calura estiva è insopportabile. Perfino i nove minuti nove (!) di “Birth” passano in un baleno, e in generale la notevole lunghezza dei brani inclusi non risulta mai un deterrente visto che sono tutti splendidi, commoventi e assolutamente complessi e vari, con malinconiche melodie che vanno ad alternarsi alle parti più brutali. Dopo qualche ascolto non riuscirete più a fare a meno di “Secrets of the earth”, “Architect of new beginnings”, “Liar”, “Into the black light” e di tutte le altre, anche perché qui si sta parlando di alcune tra le più belle canzoni dark-metal-rock scritte negli ultimi anni. Non spesso mi è capitato di parlare di perfezione, sia riferita allo stile che all’impatto emozionale di un album, ma stavolta è proprio il caso di sbilanciarsi e aggiungere che Isolation songs, nel suo genere, è una release da dieci e lode.
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