Nero Fluorescente: l’oscurità s’illumina nel buio. Il libro di Erika Polignino, evoca nel titolo suggestioni surreali dalle impalpabili sfumature gotiche, ed il suo scorrevole e coinvolgente sviluppo narrativo si impadronisce del lettore accompagnandolo per un percorso insolito.

Un romanzo gotico, ma tra le righe appassionate del racconto non s’incontrano i personaggi stereotipati della grande narrativa oscura di Poe o Lovecraft, né gli sbiaditi vampiri con turbe adolescenziali che oggigiorno infestano gli scaffali e le videoteche delle librerie. La definizione della nozione di letteratura gotica offerta dal celebre saggista Punter, insomma, va messa da parte, utile ad essere rispolverata di fronte agli epigoni dell’orrore soprannaturale o alle spade grondanti di sangue degli prossimi eroi maledetti del dark fantasy.

In Nero Fluorescente incontriamo invece Viola, una ragazzina, una “darketta” dei nostri tempi, o forse dei tempi appena trascorsi sul tramonto del secolo passato. A lei non si accompagnano i fantasmi di mondi arcani ma altri ragazzi, con i loro problemi, le loro passioni, i loro desideri. Non si muovono per terre misteriose ma per una Milano dei nostri giorni, inquinata non solo di smog. Al racconto non mancano certo le mostruosità, ma non si tratta di trasfigurazioni o aborti di una ragione che dorme (o sogna?): sono la sordità, l’incomprensione, l’indifferenza, la droga, il vizio, la depravazione, la solitudine.

Un romanzo sul gotico, dunque? Forse sì, se riteniamo che il realismo sia una forma letteraria che mal si addice al gotico stesso, al romanticismo ed al decadentismo. Se necessariamente le eroine del nostro genere preferito devono discendere da altri mondi, vivere passioni sconosciute, svolazzare per le tenebre come le figurine di Victoria Frances o trasudare barbaro erotismo come le guerriere di Luis Royo, beh ! Viola non è nulla di tutto ciò! Viola possiamo averla incontrata tante volte in un fumoso pub mentre tiravamo giù per la canna del collo l’ennesima Chimay, mentre si faceva la fila per entrare in discoteca, o mentre tra gli amici girava l’ennesimo spinello. Forse è questo l’aspetto che più mi ha coinvolto, che mi ha spinto a leggere il libro tutto d’un fiato (modesto primato che la Polignino può condividere con Sheridan La Fanu, essendo Carmilla l’unico altro romanzo che ho letto in ventiquattr’ore), e che porterebbe a considerare Nero Fluorescente una storia in cui la cultura gotica costituisce uno sfondo ed in parte un argomento.

Eppure, nello sfogliare il libro, non potevo fare a meno di ricordare un malinconico canto: “e l’immagine scompare e tutto è freddo ora, il sogno doveva finire, il desiderio non è diventato realtà” (Seventeen Seconds, The Cure). Non ci siamo forse ritrovati tutti nelle magiche (e quindi gotiche) atmosfere di artisti ed autori che ben lungi dall’evocare demoni ed oscure divinità riuscivano a scavare nell’animo di ognuno di noi, portando alla luce, vero oro filosofale, le nostre emozioni, i nostri sentimenti, la nostra inquietudine, la nostra triste allegria? Allora c’è un modo anche diverso di scrivere gotico e la Polignino, con la vicenda di Viola, la ragazzina dark con problemi di sordità (tema in qualche modo vissuto dalla scrittrice anche sulla propria pelle), sperimenta questa nuova sensibilità narrativa, proponendo una visione dell’oscuro sentire diversa, immersa nella realtà, non banale, ma nondimeno coinvolgente.

Viola, quindi, si muove, con i suoi problemi tra i nostri problemi, ama, soffre, combatte e perde come, in un modo o in un altro, è capitato a tutti noi. Si scontra con la burocrazia, con l’indifferenza, incespica nella droga, cade nel delitto dello spaccio, fa sesso, si ribella e si dispera, e sorride, infine, innanzi all’insondabile fulgore della Idealità, così lontana da noi, così priva di realtà ma capace di guidarci dentro di essa.

Il libro è davvero avvincente, ben scritto, pervaso da una venustà dolce ed affascinante, che solo una scrittrice di talento può infondere tra le righe della sua narrazione. Erika Polignino è partita davvero bene con Nero Fluorescente ed è un piacere non solo leggerla ma anche incontrarla alle sue sedute di reading, in cui meglio ci comunica, col fascino della sua persona, la vera sensibilità che deve palpitare in un artista.