Nascosto tra le rune, splendido volume dedicato ai Death in June a cura dell’ottimo Aldo Chimenti, rappresenta un accorato tributo a una band che ha incarnato degli ideali nei quali si sono riconosciuti molti fan che negli anni hanno sempre seguito fedelmente il gruppo, facendo diventare la Morte in Giugno una sorta di culto, un ultimo baluardo contro la decadenza della civiltà.
Il fatto che questo sia il terzo libro dedicato ai Death in June – Nascosto tra le rune segue infatti gli ottimi Le livre brun di J.L. Vaxelaire e Misery and Purity di Robert Forbes – dimostra come la poesia di Douglas P. continui a plasmare le coscienze e a suscitare approfondite interpretazioni nel corso del tempo sulla sua arte: si tratta di un un privilegio che ben poche band possono vantare a testimonianza della profondità della proposta di questo storico nome del folk apocalittico.
Il volume, un poderoso tomo di oltre 400 pagine corredato da un apparato iconografico che si avvale di splendide fotografie, molte delle quali provenienti direttamente dagli archivi personali di Douglas P., è una sorta di viaggio alla ricerca del significato dei simbolismi che permeano l’opera della Morte in Giugno.
Un viaggio che parte dagli albori, dall’esperienza con la storica punk band dei Crisis, ampiamente trattata, e che attraverso i vari cambi di formazione e le collaborazioni con artisti del calibro di David Tibet e Boyd Rice, giunge fino all’ultima incarnazione dei Death in June.
Numerosi sono gli aneddoti e interessantissime le dichiarazioni di Pearce appositamente rilasciate all’autore per questo libro. Ne emerge un quadro contrastante e di grande fascino, dove il pensiero di quest’esteta e guerriero dell’era moderna risalta per l’assenza di compromessi che da sempre lo contraddistinguono.
Nell’arco dei ventuno fitti capitoli si resta quindi rapiti e ammaliati dalla ricchezza dei simboli culturali da cui è permeato l’universo della Morte in Giugno, fra cui risaltano il linguaggio delle rune, il duplice simbolismo della rosa e l’importanza delle vicende del nazionalsocialismo come momento cruciale e drammatico nella storia dell’Europa. In particolare, i continui riferimenti all’immaginario dell’epopea nazionalsocialista, come noto, hanno da sempre creato problemi nel percorso artistico dei Death in June, ostacoli che comunque non sono riusciti a scalfire l’integrità e la purezza del progetto.
L’analisi dei testi di Aldo Chimenti è approfondita e svela tutte le influenze letterarie fondamentali che hanno dato vita alla sublime poesia di Douglas P. Decisivi si rivelano cosi’ i nomi di Yukio Mishima e Jean Genet nella costruzione dell’immaginario di questo poeta, ultimo cantore che riluce nell’epoca buia che stiamo vivendo.
Allegato al volume c’è anche un cd con alcuni pezzi storici e una radio intervista a Douglas P., un ulteriore tassello che va a completare questo memorabile omaggio a una delle band più discusse e controverse di sempre.
Aldo Chimenti Death In June – Nascosto tra le rune (Tsunami Edizioni – Gli Uragani, 2010, 415 pagine + CD, € 35,00)
Lo sto leggendo proprio in questi giorni e lo consiglio non necessariamente solo ai fans dei DIJ ma anche a chi è interessato a uno dei fenomeni musicali più alternativi (e non è tanto per dire) degli ultimi 30 anni.
Poi è scritto benissimo, anche se mi sembra che a volte Chimenti si faccia prendere da momenti di narcisismo letterario e voglia mettere eccessivamente in mostra la propria (senz’altro evidente) conoscenza della lingua italiana.
Ma non mi voglio certo lamentare, anzi è giusto che sia stato proprio lui qui in Italia a prendersi l’onore/onere di parlare dei DIJ… e poi, finalmente un progetto di un libro di argomento musicale tutto italiano, e non la solita traduzione di qualche testo straniero pubblicato qualche anno fà !
La nota simpatica è che questo libro l’ho trovato per caso (anche se era l’unica copia presente) alla Feltrinelli di Pisa… probabilmente l’ultimo posto al mondo in cui avrei pensato un giorno di trovare un libro sui DIJ !
Vale la pena ricordare che l’edizione che ho preso (e di cui parlate anche voi nella recensione), quella da 35 euro, è limitata a 800 copie, ma che l’edizione ulteriormente limitata (a 200 copie, 45 euro) è stata esaurita in prevendita, quindi nelle librerie praticamente non si è mai vista.
Ho comprato il libro al Moonlight Festival di Fano, direttamente dalle mani di Chimenti (intervenuto alla manifestazione proprio per presentare l’opera): non posso che unirmi agli unanimi elogi di tutti coloro che l’hanno acquistato! Per i fans di Death in June un’opera imperdibile!
Io sono riuscito a prenotare l’edizione da 200 copie, ma ce l’ho parcheggiata a casa, in Italia. Chissà quando riuscirò a leggerla…
Mi duole aggiungere che la qualità del cd allegato purtroppo lascia un po’ a desiderare: più nello specifico mi riferisco alla qualità audio dell’intervista a Douglas, suppongo fatta per telefono.
Purtroppo la sua voce è coperta da rumore di fondo e risulta poco nitida e quindi è difficile sentire bene le parole, al di là del fatto che è in inglese…
Trovo grave che un progetto editoriale così importante abbia un cd non all’altezza della situazione… che diamine, potevo capire se era un’intervista di 20 anni fà con i mezzi tecnici dell’epoca, ma è un’intervista di appena 3 anni fà e mi riesce difficile credere che non ci fossero i mezzi tecnici per renderla pulita e ben udibile.
Essendo un vecchio frequentatore di musiche diverse ed opposte, non è stato evitabile l’incontro con DIJ e, conseguenza, con questo libro. Sul libro dirò poco avanti. Vorrei spendere qualche riga per Douglas & soci. La musica di DIJ sin dai primi ascolti mi è apparsa come buona e fruibile, tant’è che mi sono regalato il “Brown Book” formato urna cineraria(?!) Ho apprezzato i loro i clangori sonici ed anche il rivisitato folk inglese : cose ben fatte, emotivamente coinvolgenti e spesso interessanti. Innovative no.
Sarebbe finita a questo punto se Douglas P non avesse calcato la mano, se non avesse usato le sue performances come un grimaldello o, meglio ancora, come un randello. In tutti i sensi possibili. L’iconografia discutibile non mi ha mai sconvolto: molti musicisti, tali o presunti, hanno provocato, inneggiato e dileggiato ben prima di loro ed anche in tempi più duri, difficili e con pochi supporters. Oggi i tempi sono diversi, in qualche modo sono più inquietanti, il terreno per certe “cose” è più fertile; il pubblico di DIJ spesso è attratto, non già dalla musica, ma dalla totemica e “oscura’n’tista” dialettica mitologico-bellicosa. Col tempo mi sono annoiato. Annoiato di “Morte dell’Occidente” e di tutto questo empireo tetro, vuoto e fuori dal tempo. La musica rimane il resto è una provocatoria requisitoria sul passato prossimo ormai quasi remoto, ma tant’è. Il libro ? Il libro è figlio di questa genìa di superuomini suonanti e scriventi: latinismi d’effetto, prosa ampollosa e rune, rune e ancora rune. Poi qualche bignamino di storia recente, un pizzico di mistica anti- antifa e spruzzate di critica musicale, questa sì, ben accetta. Non sapremo la verità delle scelte fatte da Douglas e, a dirla tutta poco importa. La mia scelta sarà quella di mettere sul piatto il vecchio “Trout Mask Replica” di Capitan Cuore di Bue e questa è la critica più limpida a tutto ciò. Ed ora avanti si vada….. sic!
Posso solo aggiungere che al libro avrebbe giovato un maggior equilibrio nella disamina critica della discografia dei Death in June.Anche se la competenza dei riferimenti storico-culturali e l’analisi simbolica dei testi compensano l’approccio da fan sfegatato di Chimenti.
ho cercato questo libro ovunque, ora non c’è più nemmeno sul sito di tsunami edizioni a quanto pare, sapete dove posso trovarlo? Non so più dove trovarlo!
Ciao
qui ne hanno una copia in vendita: http://www.amazon.it/gp/offer-listing/B009GI9DSM/ref=dp_olp_new?ie=UTF8&condition=new
Altre copie in vendita: http://www.discogs.com/sell/list?release_id=2363144&ev=rb