La più grande sorpresa musicale del 2010 me l’ha data A Sangue Freddo, il secondo album de Il Teatro degli Orrori. La formazione italiana è cresciuta d’altra parte in popolarità in modo sorprendente negli ultimi mesi, conquistando un pubblico assolutamente trasversale, per età e gusti musicali. Trasversale è non a caso la parola che più si adatta a descrivere la proposta di questo quintetto che vede la partecipazione di nomi noti dell’underground italiano (tra cui alcuni membri degli One Dimensional Man), mai però così lanciati verso il successo come con questa azzeccatissima formazione. Trasversale, dicevamo, è la sua proposta musicale che si muove tra rock, più o meno “noise” e “post”, e new-wave, influenza evidentissima quest’ultima negli episodi più belli di A Sangue Freddo, in particolare “Direzioni Diverse” dai marcati accenti elettronici, o “La vita è breve” con le sue atmosfere “eighties”. A completare il tutto c’è poi un talento davvero unico nel confezionare brani belli e intriganti, resi ancora più originali dai testi e soprattutto dall’istrionica interpretazione di Pierpaolo Capovilla. Ed è proprio il carismatico cantante a catalizzare l’attenzione di tutto il pubblico nelle performance live del gruppo.
Ero assai curioso di vedere Il Teatro degli Orrori dal vivo per vedere se le ottime impressioni avute dall’ascolto del loro CD fossero poi verificate nella prova live. Il concerto di Schio è stata da questo punto di vista una conferma. Molta la gente accorsa a questa seconda serata del Mararock, davvero diversa per età (pur essendo della stessa generazione del Teatro degli Orrori non eravamo certo fra gli spettatori più anziani) e anche per appartenenza a “scene”. Se la tipologia “giovane indie/alternativo” era sicuramente quella numericamente più significativa c’era molta gente con magliette dei più svariati gruppi, dai Joy Division ai Korn, dai Nine Inch Nails ai Kiss: non mancava poi qualche darkettone conciatissimo.
Il set si apre in modo assai potente con “Due” e prosegue con una scaletta in cui ovviamente, soprattutto nella prima parte, sono i brani di A Sangue Freddo a farla da padrone. Emozionante la performance nella title-track, dove il cantante non ha mancato di polemizzare contro chi dice che gli extra-comunitari vanno aiutati a casa loro (Schio, pur essendo storicamente una città di centro-sinistra, è pur sempre nel cuore del nord-est leghista): Capovilla ha poi ricordato che fra le maggiori multinazionali coinvolte nello sfruttamento del Delta del Niger, contro cui si batteva Ken Saro-Wiwa il protagonista della canzone, c’è proprio l’italianissima ENI.
Questo è stato il primo di diversi accenni polemici del cantante alla situazione politica e sociale italiana: senza alcun intento di propaganda il gruppo racconta in alcuni brani la disillusione e la delusione di chi vive nel nostro paese senza riconoscersi nei valori dominanti, rappresentati dalla classe politica attuale. E’ bellissimo in questo senso il pezzo “E’ colpa mia” in cui Capovilla parla del fallimento della sua (e quindi anche della mia) generazione che, come da lui dichiarato sul palco di Schio, mai si sarebbe immaginata di vivere nell’Italia dei giorni nostri. Anche in questo Il Teatro degli Orrori, che pur innegabilmente ha radici afferibili all’area della sinistra, può dar voce ad una disillusione trasversale di molti giovani d’oggi, che vivono la politica in una prospettiva ormai post-ideologica.
Il Teatro degli Orrori dal vivo è indubbiamente una macchina rock, che aumenta la potenza della performance ovviamente a scapito della raffinatezza degli arrangiamenti. Completamente assenti perciò sono i suoni elettronici, e quindi anche le influenze più wave della band. Il suono in concerto è più vicino a quello dell’opera d’esordio del gruppo, quel Dell’Impero delle Tenebre che in questa serata è stato citato con vari estratti, tra cui “Vita Mia”, “La canzone di Tom” e “Compagna Teresa”, brano dedicato ad una staffetta partigiana e salutato alla fine da una versione di “Bella Ciao” improvvisata dal pubblico.
Proprio l’assenza degli strumenti elettronici non ha permesso di sentire dal vivo “Direzioni Diverse” e questa è stata l’unica pecca di un concerto altrimenti eccellente. Il set si è chiuso con una versione molto pregnante di “Die Zeit” con cui la band ha lasciato il palco non senza che il batterista si lanciasse in uno stage-diving (più volte eseguito anche da Capovilla durante la serata), a testimonianza dell’ottimo feeling che il Teatro degli Orrori ha saputo creare con il suo pubblico.
spero di sentire dal vivo “Direzioni Diverse”, un pezzo che mi piace molto, questa sera a Pisa!