Nell’omonimo trattato di Georges Bataille, il “Pineal Eye” è la ghiandola pineale, descritta appunto come “terzo occhio”, la cui posizione all’interno del cranio, vicino il cervello, è in grado di generare visioni estatiche.
Così la musica di Pineal Eye si propone di ripetere questo assunto in musica, partendo da ottime basi ambient / drone che non hanno nulla da invidiare ai nomi più blasonati del genere. L’apertura di “Obelisks” è un’ipnotica, pacata reiterazione scandita da quelle che sembrano delle lancette d’orologio, motivo che, per certi versi, si ripete nel carillon di “…”. Gli undici minuti di “A Shadow In The Cave” sono il cuore dell’album: ambient straniante e sbilenca, che ti prende e ti trascina nel suo vortice di dissonanze, rumori e stratificazioni sovrapposte l’una sull’altra. Tra tutti è il brano dalle ascendenze più industrial, suona quasi come degli Emeralds andati a male, ed è davvero un gran bel sentire. La chiusura con l’ossessiva “Towers Of Silence” svolta più verso l’elettronica, richiamando certe cose degli Oneohtrix Point Never. Pineal Eye, con questo II, confeziona uno dei dischi più interessanti usciti ultimamente, non solo nella nicchia ristretta del genere.