Come c’era da aspettarsi, gli ORE realizzano un altro immancabile capitolo della loro già ottima discografia. Si prosegue con le intuizioni di O N A N I, con brani come “A World Not So Beautiful”, “With Unspoken Pleasure”, “Serpent Dagger Lion Man” a segnare in maniera indelebile il disco: le atmosfere sono una via di mezzo tra wave, e neofolk, con una netta prevalenza per la prima, tinteggiate dal pianoforte, da chitarre più brillanti ed effettate, quasi sempre elettriche, da una batteria più classica che spesso e volentieri ruba la scena ai tamburi.

L’industrial marziale è in pratica quasi del tutto lasciato in un angolo, giusto il brano di apertura, quasi un manifesto di intenti fin dal titolo, pronto a ricordarci da dove arrivano gli ORE, ma subito felicemente smentito per tutta la durata del disco. Dico felicemente perché, per quanto amassi l’algido ed evocativo suono delle loro passate produzioni, non c’è dubbio che gli ORE abbiano già compiuto da un po’ il salto di qualità. Evitabile invece l’edizione con MCD extra, con quattro versioni più elettroniche nettamente inferiori alle originali, ma che evidenziano ancora di più il distacco degli ORE da facili etichette.