Consegnati alla storia i GoD, cristallizzato (l’effimero?) progetto Lutherion (“Kosmogenesis” è piaciuto ad alcuni?), Seth Artaud ripassa la storia del Goth (sì, quello coll’iniziale maiuscola) condensando in otto rigorose tracce (plus doverosa ghost) la più pura essenza del sound sisteriano, quello che dai primordi giunse a “First and last and always” e che per molti, incluso il sottoscritto, rappresenta il principio del tutto. Gioiscano gli insaziabili orfani della storica line-up Eldritch/Marx/Gunn-Hussey/Adams (e Doctor Avalanche, of course), Lib. I ci riporta indietro nel tempo, a quello specifico evo, fatto di bassi pulsanti, chitarrismo asciutto, cantato enfatico e percussionismo impeccabile. Coadiuvato da una formazione ancora in divenire (ci saranno sicuramente Jawa e Jòn, a leggere le interviste finora concesse), Artaud dimostra di aver trovato nuovo vigore (beh, non l’ispirazione, trattandosi di peritissimo esercizio calligrafico che non concede spazio alla fantasia), e la sua ferrea convinzione si esplica attraverso la magistrale “God/Aeon”, o quelle “Tower of Faith”, “The darkness” e “Nunhood” che se le ascolta il vecchio Andrew… che potrà pigliargli? Lib. I giunge a proposito, a reclamare al goth più incorrotto il ruolo che gli spetta, non rimaner confinato tra le pieghe della nostalghia, bensì di suscitare emozioni intese. E non è finita qui (sì, ci attende un’altra saga alla Garden Of Delight, statene certi), la Congregazione altri pezzi ha già approntato, alcuni già disponibili in download. Il cantore s’è risvegliato dal sopore che l’aveva circuito, chi lo fermerà più?