Gli OT si fanno interpreti di quella nuova sensibilità che, richiamando con determinazione le note appuntate sulla lavagna da illustri insegnanti quali Sound ed altri, le rielabora a seconda della naturale inclinazione degli autori. “Waiting for the ghost” accende le luci su quest’interessante mini, e subito notiamo la maggior decisione colla quale le chitarre di Alfredo D’Angelo prendono letteralmente per mano il brano, donandole una verve sconosciuta ad altri contemporanei che, come loro, hanno imboccato l’impervio sentiero della new-new-wave (o sarebbe il caso d’aggiungere un ulteriore new? Sto perdendo il conto…). La voce di Carmine Maffei mi ricorda qualcuno (anche Eddie Vedder, nell’impostazione del cantato…), in “A letter in my hand” si assiste al gran lavoro di gruppo, prima che la song esploda in un caleidoscopio di colori vivissimi, coll’apporto della sezione ritmica (Giancarmine Pacelli al basso e Francesco Angelastro alla batteria) ad rendere ancor meglio definibili i contorni entro i quali il gruppo si muove. Decisamente interessante, come inizio, e le successive “A lover’s prayer” e “Back” (questa sì dall’incedere grungettone) non fanno che confermare i propositi finora dichiarati, pur notando un, seppur quasi impercettibile, calo di tensione. Certo, v’è ancora del lavoro da svolgere, ma sono certo che agli Ordita Trama la volontà non difetta. Per ora accontentiamoci di questa breve testimonianza, i frutti matureranno, la pazienza a noi non manca!

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