I due Demian Clav realizzano, con questo secondo album, un disco che a occhio e croce può essere definito come “goth prog” (passatemi il termine!), prendendo purtroppo il peggio dei due generi. È tutto molto pesante, con arrangiamenti ridondanti – terribile l’assolo di “White Mirror” – e stucchevoli; solo in alcuni momenti riesce ad elevarsi un po’, come nel delicato passaggio neoclassico di “Winter Lies Sonata”, ma che inesorabilmente finisce nello sfociare nei tamarrissimi 10 minuti di “Dead Offering”, rock operistico che avrei visto bene in una colonna sonora di Andrew Lloyd Webber, magari nel Fantasma dell’opera, e non è un complimento.
I Demian Clav vorrebbero tanto fare i gotici dall’animo tormentato, peccato che l’unico tormento qui sia riservato all’ascoltatore.