Settima edizione per l’Amphi Festival di Colonia, quest’anno al suo quarto “sold out” consecutivo (16.000 biglietti venduti); quello che è indubbiamente uno dei migliori festival europei nel panorama “oscuro” anche quest’anno non ha deluso le aspettative, dall’alto di un cast ottimo e vario e di un’organizzazione praticamente perfetta che quest’anno ha saputo apportare anche una gradita novità, come l’Area Amphi Cafè: 800 posti a sedere al coperto, per quanto mai opportuni break all’interno di giornate che proponevano concerti in un arco di quasi dodici ore.
SABATO 16 Si giunge al Tanzbrunnen poco dopo mezzogiorno e già un pubblico numeroso assiste al concerto di [X]-RX sul mainstage. Il termine “concerto” non è forse il più appropriato per il karaoke proposto dai due tizi sul palco, ma tanto basta per scatenare le indiavolate danze dei numerosissimi cybergoth che, allineati come per una lezione d’aerobica, si esibiscono nei loro balli forsennati attirando la curiosità dei fotografi molto di più di quanto non faccia la band sul palco. Indubbiamente il look dei cybergoth (fenomeno che credevo in via d’estinzione) e le loro danze saranno uno dei temi caratterizzanti di questo festival. Si passa quindi al palco all’interno della Staatenhaus per MIND.IN.A.BOX. ma sarà una breve permanenza, visto che il gruppo austriaco (già visto lo scorso Ottobre a San Donà di Piave, come supporto dei FLA) si incapponisce nel presentarsi dal vivo in assetto rock (chitarra, basso e batteria), per una scelta che può anche essere coraggiosa, ma che non mi convince affatto, stravolgendo l’anima elettronica dei suoi pezzi. Tanto li adoro su disco quanto mi lasciano indifferente dal vivo. Non mi sarei comunque trattenuto a lungo perchè sul mainstage sta per iniziare il concerto dei MELOTRON. Pur seguendoli da anni, fino ad ora non avevo mai avuto l’opportunità di assistere ad un concerto della band tedesca ed alla luce di quanto visto posso dire di non essermi perso granchè. Il loro è stato un concerto carino, ma senza particolare mordente, che mi fa inserire i Melotron nel gruppo (assai numeroso) delle bands che dal vivo perdono molto del fascino che hanno su disco. Nel breve tempo a loro disposizione Andy Krueger & co. hanno proposto tra le altre “Der Anfang”, “Menschenfresser”, “Das Herz” ed in chiusura la celebre “Brueder”; purtroppo quest’ultima (una delle mie favorite) è stata eseguita in una versione assai debole e deludente, lasciandomi decisamente l’amaro in bocca. Quest’anno il festival si avvale di una terza location per i concerti (assai pochi ad onor del vero, due dei quali in programma oggi), il teatro, sino all’anno scorso utilizzato solo per conferenze, proiezioni e per le serate danzanti; lo show di ROME è un appuntamento da non perdere e quindi ci mettiamo in coda con buon anticipo e conquistiamo la seconda fila all’interno di quella che si rivela una struttura ampia e dall’ottima acustica. Jerome Reuter è accompagnato da altri quattro elementi e si produrrà in uno dei concerti migliori tra quelli visti dal sottoscritto in questa edizione. Una scaletta che spazia tra la già nutrita discografia del musicista lussemburghese (proponendo in anteprima anche un brano dal prossimo album): tra il folk-apocalittico e l’animo più prettamente cantautoriale che ha contraddistinto i suoi ultimi lavori, Jerome & co. si producono in un concerto intenso ed emozionante che convince dall’inizio alla fine. Applausi abbondanti al termine di ogni pezzo ed ovazione finale con richiesta di bis che rimarrà, ahinoi, inevasa causa i tempi serrati del festival. Ci si sposta all’interno della Staatenhaus per il concerto di IN STRICT CONFIDENCE; lo show è penalizzato in avvio da problemi tecnici che lo fanno iniziare con ritardo e che impediranno la proiezione dei filmati di corredo ai primi due brani in scaletta; per il resto, esibizione in linea con quella vista al Treffen l’anno scorso, con Dennis affiancato (oltre che da batterista e tastierista) dalla bella chitarrista bionda e dalla più bella che brava vocalist mora. Nonostante la mia passione per la band tedesca, non posso non ammettere che i loro concerti siano carini ma non certo trascendentali; buona ma decisamente breve (sia per il tempo a loro disposizione, sia per la perdita di tempo in avvio di show) la scaletta.
My Despair – Promised Land – Seven lives – Forbidden Fruit – Set me free – Silver bullets – Zauberschloss
Dopo aver investito il tempo dell’esibizione di LEAETHER STRIP per riposare e mangiare, sono pronto per il concerto di SUICIDE COMMANDO. Nonostante non segua più il progetto di Johan Van Roy con la passione di un tempo, devo dire che il suo è stato un ottimo show che ho pienamente apprezzato; supportato da batteria e due tastiere, in una Staatenhaus stracolma e dal caldo soffocante, Johan si è prodotto in un live intensissimo, con una scaletta decisamente buona, bilanciando cose più recenti con chicche del passato (con particolare entusiasmo ho accolto “Dein herz meine gier” e “Love breeds suicide”). Anche per Suicide Commando un meritato trionfo; nonostante il proliferare di gruppi-cloni, l’originale rimane sempre il migliore.
Severed head – Hate me – Death cures all pain – Dein herz meine gier – God is in the rain – Cause of death:suicide – Time – The perils of indifference – Love breeds suicide – Die motherfucker die – Bind Torture Kill – See you in hell
Da un big all’altro del panorama “harsh”; il tempo di un cambio palco e tocca agli HOCICO. Erk non è accompagnato da Racso (sostituito da un altro elemento) e, come di consueto, sostiene l’onere di riempire il palco da solo; lo farà al solito egregiamente, per una prestazione tutta “sudore e sangue”. Anche per gli Hocico vale il discorso fatto per Suicide Commando: si tratta di bands che non seguo più come un tempo (di conseguenza non ho nemmeno riconosciuto diversi dei pezzi in scaletta), ma nel loro campo si sono confermati leader indiscussi ed anche questo concerto si è risolto in un pieno e meritato trionfo.
Breathe me tonight – Flesh to lacerate – A fatal desire – Where words fail, hate speaks – Dog eat dog – About a dead – Bite me! – Spirals of time – Altered states – Untold blasphemies – Twist the thorn – Tiempos de furia Encore 1: Forgotten tears – Poltergeist Encore 2: Bloodshed
DOMENICA 17 Dopo l’antipasto di ieri, oggi è il giorno della “grande abbuffata”, per una maratona (tutta all’interno della Staatenhaus) che ci vede scendere in campo già 12.30. Conquistiamo (senza grossi problemi ad onor del vero) la prima fila per l’esibizione di ORDO ROSARIUS EQUILIBRIO; nei quaranta minuti circa a loro disposizione, la band svedese (oggi in formazione a cinque elementi) si produce in un ottimo concerto, all’insegna del loro classico sound folk-apocalittico intriso di erotismo (ed oggi corredato da filmati che definire espliciti è il minimo!!). Per chi come me li adora, ennesimo ottimo concerto e scaletta tutta da godere (con la chicca della vecchissima “The perplexity of hybrids. I glorify myself”).
Which word confine the truth. Dancing for love and war – The perplexity of hybrids. I glorify myself – Hell is where the heart is. The gospel of Tomas – A world not so beautiful (A song 4 the Emperor) – In high heels through night of broken glass – Imbecile, my idiot lover – Three is an orgy, four is forever
Appena finisce il concerto degli svedesi, mi trovo circondato da un nugolo di ragazze urlanti e sgomitanti che mi fanno abbandonare la prima fila (qualcuno probabilmente non condividerà questa mia scelta ) ed arretro in posizione comunque buona per seguire l’esibizione di un’altra band che apprezzo molto su disco, ma che non ho ancora mai visto dal vivo: DIORAMA. Bene, d’ora in poi cercherò di non perdere mai più un loro show perché il quartetto tedesco si produrrà in un concerto veramente buono. Trascinati dal carisma del leader Torben Wendt (che con Felix Marc forma una coppia di bellocci che giustificano l’entusiasmo del pubblico femminile), i Diorama si rivelano band esplosiva sul palco; ottima la scaletta che vede diversi brani riarrangiati in versioni più “pompate” rispetto al disco e quindi decisamente trascinanti in sede “live”. Torben, oltre ad avere una bella voce, si rivela frontman eccezionale che non si risparmia e termina lo show esausto. Ottimi!
Child of entertainment – Prozac Junkies – Ignite – Home to millions – Advance – Erase me – Synthetize me – The girls
Da posizione ancora più defilata seguo il concerto dei CLAN OF XYMOX. Visti già tantissime volte, anche in questa occasione la band di Ronny Moorings (per l’occasione accompagnato da altri due elementi, con la vistosa assenza di Mojca) conferma il suo approccio distaccato e francamente poco coinvolgente; eseguono il loro compitino in maniera scolastica, senza provocare grossi entusiasmi tra il pubblico. Scaletta per 5/8 imperniata sui due album più recenti (purtroppo non ricordo i titoli dei due brani estratti dal recentissimo Darkest Hour). Senza infamia e senza lode, come al solito.
Stranger – Love got lost – In love we trust – Jasmine & Rose – Hail Mary – ? – Emily – Louise – ?
E’ tempo di riguadagnare le prime file per lo show di IN THE NURSERY. E’ in me ancora fresco il ricordo dello splendido concerto del Treffen e questa sera, seppur in un contesto meno intimo ed affascinante, avrò un eccellente bis. La maestosità della musica dei gemelli Humberstone trova in sede “live” la sua massima espressione, con il consueto spettacolo nello spettacolo rappresentato dalle loro percussioni. Uno show epico che si chiude con una meritatissima ovazione finale. Grandissimi.
Blueprint – Hymn noir – Crepuscule – Mystery – Bombed – Sixth sense – Artisans of civilisation – A rebours – Compulsion – L’ esprit
Sono otto i concerti oggi in programma alla Staatenhaus e devo pur rinunciare ad uno di questi per rifiatare; la scelta del gruppo da “sacrificare” ricade sui DAS ICH. Come forse già saprete, Stefan Ackermann è malato piuttosto seriamente e da tempo non può prendere parte ai concerti della band tedesca che lo sostituisce con altri vocalist che si alternano sul palco. Ho sentito commenti in massima parte negativi su questa soluzione, tanto per lo show di questa sera, quanto per quello del Treffen. Personalmente, ho avuto modo di assistere solo ad uno dei pezzi eseguiti questa sera (con Sven Friedrich dei Dreadful Shadows/Zeraphine alla voce) e la sensazione che ho provato è stata di assoluto disagio. Con tutto il rispetto per Bruno Kramm, senza Stefan non si può parlare di Das Ich.
E’ la volta di FEINDFLUG. Superfluo dire che lo Staatenhaus si riempie in maniera disumana; cerco di guadagnare un punto in cui la visuale sia accettabile, districandomi tra i marcantoni tedeschi ed evitando le zone più a ridosso del palco, dove la calca è notevole. La band si materializza sul palco ed i suoi elementi indossano caschetti da operaio; anche la scenografia allestita è più prossima al cantiere da lavoro che non il campo di battaglia visto in altre occasioni, ma non mancano i classici video. Si parte subito lancia in resta con un brano (credo nuovo) all’insegna di percussioni bombastiche che mandano immediatamente in visibilio il pubblico. Seguo il concerto per tre-quattro pezzi, poi, il caldo e l’aver già visto altri concerti dei Feindflug, mi fa venir la tentazione di uscire per vedere parte del concerto dei Nitzer Ebb, ma devo constatare che gli accessi alla Staatenhaus sono stati bloccati, visto l’alto numero di gente all’interno della sala; in pratica si può uscire, ma (almeno per ora) non rientrare. Considerando che dopo sarà la volta dei Kirlian Camera, non voglio correre il rischio di non poter rientrare e torno all’interno, stabilendomi però nella zona Caffè, perché la stanchezza si fa sentire e voglio essere in forma per il prossimo concerto e mi limito quindi all’ascolto dell’ultima parte del concerto dei Feindflug, chiuso dalla classica “Stukas im visier”.
Riposato, posso cercare di avvicinarmi (nei limiti del possibile) al palco per l’esibizione dei miei amati KIRLIAN CAMERA. Chi mi conosce sa della mia passione incondizionato per la band di Angelo Bergamini, ma è un dato di fatto che anche questa sera i Kirlian Camera abbiano fatto un concerto magnifico ottenendo un più che meritato successo. Scusatemi se cito ancora una volta il Treffen (questa volta mi riferisco all’edizione 2010); in quell’occasione assistetti al trionfo della band italiana in un Agra stracolmo, ed oggi posso testimoniare il bis di tale successo. Formazione a quattro per i nostri, che aprono con il nuovo singolo “Nightglory” a cui segue una raffica di pezzi che sono ormai autentici classici del repertorio dei Kirlian Camera. Concerto trionfale, non inficiato da alcuni piccoli problemi tecnici durante l’esecuzione di “K-Pax”, e band “costretta” a concedere un bis (la cover di “Comfortably Numb” dei Pink Floyd, da tempo nel loro repertorio live). E’ un piacere vedere che una band italiana sia così apprezzata all’estero (ed al tempo stesso fa un po’ tristezza vedere che invece in Italia i Kirlian Camera siano ancora patrimonio di pochi).
Nightglory – Heldenplatz – Edges – E.D.O. – Endless Rain – Hymn (The Power and the Glory) – K-Pax – Size Zero – Blue Room – Eclipse – Odyssey Europa Encore: Comfortably numb
Spetta ai COVENANT l’onore di chiudere questa edizione dell’Amphi. In una Staatenhaus nuovamente piena all’inverosimile, la band svedese fornisce una prestazione magistrale, sciorinando una scaletta di tutto rispetto e dimostrando che i numeri uno dell’elettro-pop (o future-pop, a voi la scelta dell’etichetta che preferite) sono loro. Anche questa sera manca Joakim Montelius, rimpiazzato da un altro elemento, mentre Daniel Meier conferma di essere stato un felice innesto nella line-up dei Covenant ed il suo contributo, tanto in fase di songwriting, quanto sul palco è ottimale. Eskil è incontenibile, ed anche un po’ logorroico con i suoi discorsi tra un pezzo e l’altro, ma è bello vedere il suo genuino entusiasmo per l’energia presente nella sala ed il feeling tra pubblico e band. Un concerto ottimo, che chiude in maniera esemplare questa settima edizione dell’Amphi Festival. E sono già confermati i primi nomi per l’anno prossimo….
Modern Ruin – Stalker – Bullet – Judge of my domain – 20 Hz – Tour de Force – Kairos – The beauty and the grace – The Men – We stand alone – Ritual Noise – Der leiermann/Like tears in the rain – Lightbringer – Call the ships to port Encore: Happy Man – Dead Stars
P.S.
Si ringrazia Luca Anselmi per la stesura delle scalette.
Ex abundantia enim cordis os loquitur! Letto l’articolo d’un fiato mi sono rifatto gli occhi (per sinestesia anche le orecchie).
All’Amphi c’ero anch’io, e devo dire che questo articolo mi ha fatto riemergere tutte le intense emozioni vissute 2 weekends fa in riva al Reno… Ennesimo magistrale report di Candyman!!