Gustav Meyrink ( Vienna 1868 – Starnberg 1932 ) è, assieme ad Alfred Kubin, la figura più rappresentativa della letteratura fantastica di lingua tedesca sviluppatasi in Germania e nell’impero austro-ungarico fra la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento. Altri nomi di assoluto rilievo di questo particolare clima culturale, in cui veniva sviluppato un forte interesse per tematiche oscure, decadenti e occulte furono quelli di Hanns Heinz Ewers e Karl Hans Strobl. Questi scrittori, che pubblicavano per le celebri edizioni Muller di Monaco, costituivano quindi la crema della letteratura del terrore in Austria e Germania.
Meyrink è oggi noto soprattutto per Der Golem, testo ricco di oscuri simboli e pregno di un’atmosfera “magica” derivata dalle leggende ebraiche. Ha scritto in ogni caso diversi romanzi molto interessanti, tutti intrisi di teorie occulte, fra cui ricordiamo Il Volto verde e L’Angelo della finestra d’occidente: è quindi da considerare, senza dubbio, uno dei pochi autori della narrativa del terrore che ha usato consapevolmente l’occulto e l’esoterismo come chiave per dar forma ai sogni ed alle visioni oniriche che erano parte integrante della sua concezione della realtà. Lui stesso ammetteva di scrivere attraverso “immagini” e di ritenere lo studio e la pratica delle dottrine esoteriche ed iniziatiche più importanti della sua produzione letteraria.
In realtà Meyrink iniziò la sua carriera letteraria come autore di racconti sulla celebre rivista tedesca politico-satirica Simplicissimus, in cui le tematiche dei suoi scritti spaziavano dal grottesco all’atmosfera orrorifica alla Poe, autore da lui ben conosciuto e anche tradotto. La sua produzione in questo filone è di assoluto rilievo e non è quindi ancora appesantita dall’interesse per l’occultismo che caratterizza l’ultimo periodo della sua opera. In questi racconti macabro, bizzarro e orrore si fondono proficuamente e alcune di queste storie sono ancora oggi dei piccoli gioielli della letteratura fantastica. È quindi assolutamente meritoria la ristampa, da parte di Coniglio Editore, nella collana Ai Confini dell’Immaginario, de La morte viola, splendido volume originariamente edito da Reverdito nel 1989 e riproposto, fortunatamente, con l’impianto critico originario con un valido e competente saggio di Gianfranco De Turris. Il libro raccoglie quindi il meglio della narrativa breve “meyrinkiana” e mette in mostra le particolari qualità di questo scrittore nel creare una convincente atmosfera di genuino terrore. Fra i racconti più efficaci qui presentati, sono da segnalare sicuramente La morte viola, storia di ambientazione esotica in cui viene sviluppata una tematica apocalittica quasi “lovecraftiana”, il famoso Il baraccone delle figure di cera e L’urna si San Gingolph, in cui viene affrontato il tema secondo cui certi edifici mantengono i ricordi di antichi e tremendi avvenimenti. Il soldato bollente è invece un buon esempio appartenente al filone satirico dove, nello specifico, si prende di mira la scienza medica. Di sicuro, uno dei racconti più terrificanti e memorabili da lui mai scritti e presenti in questa raccolta è L’Albino, in cui si narra dell’avverarsi di un’oscura profezia e in cui viene evocata la “maschera” come simbolo di morte. Da segnalare anche il macabro e raccapricciante Le piante del dottor Cinderella, ambientato in una spettrale Praga che prefigura Der Golem, e Bal Macabre, dove vi sono degli echi de La maschera della morte rossa di Poe anche se Meyrink mantiene comunque un suo stile originale.
La riproposta de La morte viola è dunque un’occasione imperdibile per tutti gli appassionati del fantastico. Il volume esce in contemporanea con Il cardinale Napellus, un altro pregevole volume di racconti “meyrinkiani” che, originariamente, faceva parte de La Biblioteca di Babele, la celebre collana di letteratura diretta da Jorge Luis Borges per Franco Maria Ricci.
Gustav Meyrink “La morte viola” – racconti esoterici e fantastici – Coniglio Editore – collana Ai Confini dell’Immaginario – 2011 – 239 pagine – € 13,50