Laird Hunt è uno scrittore americano, docente di scrittura creativa presso l’Università di Denver, oggi molto apprezzato negli Stati Uniti mentre da noi è ancora poco conosciuto. La versione di RembrandtThe Exquisite in lingua originale – ha vinto il Believer Book Awards e rappresenta un esempio di ‘noir’ insolito e ricco di elementi surreali: lo propone per la prima volta quest’anno la Alet Edizioni, piccola casa editrice di Padova nel cui catalogo appaiono molte cose ricercate ed inusitate.

Il titolo dell’opera è connesso con un dipinto realizzato da Rembrandt nel 1632, Lezione di anatomia del dottor Tulp, in cui è ritratto un celebre medico, il Professor Nicolaes Tulp mentre esegue l’autopsia della salma di un famoso criminale morto sul patibolo, Adrian Adrianeszoon detto ‘Het Kindt’. Mister Kindt si chiama infatti uno dei bizzarri personaggi del libro, un anziano gentiluomo che Henry, il protagonista io-narrante, all’indomani dell’11 settembre incontra casualmente a New York, la città dove può accadere davvero di tutto e dove si svolge praticamente l’intera vicenda. Il narratore, reduce da una relazione amorosa conclusa alla quale aveva tenuto molto, allettato dall’amicizia con la bellissima tatuatrice Tulip si lascia coinvolgere in un’attività un po’ particolare, cioè eseguire simulazioni di omicidi a pagamento a favore di chiunque ne faccia richiesta. Attraverso Mister Kindt, infatti, Henry incontra altre bizzarre figure, come Cornelius o due gemelle contorsioniste, tutte dedite a questa curiosa ma redditizia attività.Contemporaneamente a questa vicenda, anzi in perfetta alternanza con essa, leggiamo di Henry ricoverato all’ospedale: inizialmente sembra sia stato ferito nell’attentato delle Torri gemelle, ma un po’ più in là si comprende che l’attraente Dottoressa Tulp (!) lo sta curando da una sorta di ‘sindrome bipolare’ perché, dopo aver commesso un omicidio vuole far credere a tutti che gli fosse stato commissionato dalla stessa vittima dietro pagamento. Durante il suo ricovero Mister Kindt comunque lo visita regolarmente e conversa a lungo con lui, cercando di convincerlo a sottrarre dei farmaci. Impossibile appurare se questa porzione di storia abbia luogo prima o dopo quella riguardante i finti omicidi, se si tratti di un ricordo o se, addirittura, si parli di personaggi differenti con gli stessi nomi.

Come si vede, nel romanzo la trama è solo indicativa ed appare confusa all’inverosimile: anche dopo aver terminato la lettura si resta incerti sull’effettiva successione degli eventi e sulla vera natura della relazione di Henry con Mister Kindt. Hunt gioca la carta delle visioni surreali che si susseguono l’una all’altra legate solo da un tenue filo, allo scopo di decostruire la struttura del ‘noir’, quasi ‘smembrandola’ nelle sue parti costitutive. La storia viene mistificata ad arte con una tecnica che ricorda quella che David Lynch ha usato in molti suoi film, in particolare Eraserhead: tempi sfalsati, assenza di consequenzialità logica e, addirittura, sovrapposizione delle identità dei personaggi. La vicenda di Henry ha come perno il quadro di Rembrandt, con la sua atmosfera così oscura; esso ha ispirato nell’autore una serie di ‘visioni’ sospese fra verità e sogno: l’immagine statica si è così evoluta in una sequela di azioni integralmente frutto della sua fantasia. E’ lo stesso Hunt  ad affermare: “Nel quadro di Rembrandt c’è una larga striscia nera: parte dai vestiti dei due uomini a sinistra e continua sotto il corpo di Kindt, risalendo attorno alla sua caviglia. Io sono attratto da questa meravigliosa oscurità, che sembra voler evocare, per contrasto, la diffusione della luce della conoscenza sui misteri più insolubili”. Ma questo chiarisce, per così dire, il punto di partenza: tutto il resto è frutto di un immaginario potente, quasi ‘sfrenato’ che sa coinvolgere il lettore in un’esperienza che vale la pena di vivere.

Laird Hunt “La versione di Rembrandt”, Alet 2012, pag.224, euro 16