Esce – per la Nero Press – L’autunno di Montebuio scritto a quattro mani dal guru dell’horror italiano Danilo Arona assieme alla giovanissima (1994) Micol Des Gouges. Il romanzo è una sorta di spin-off di L’estate di Montebuio, pubblicato dai tipi di Gargoyle nel 2009. Ritorna il paesino di Montebuio, in cui vivono solo 32 persone, abbarbicato sui monti liguri (ed esistente nella realtà), simbolo di un Male metafisico e ritorna la Colonia, cupo edificio di epoca fascista e ricettacolo di forze oscure. La vicenda è ambientata nel 1962, anno chiave in cui si sfiorò la guerra nucleare fra l’Urss e gli Stati Uniti per i missili di Cuba. L’atmosfera opprimente della guerra, con l’incubo di una catastrofe atomica, incombe costantemente lungo le pagine di L’autunno di Montebuio; seguendo le parole di Arona una generazione di bambini “vedeva una cosa mai vista prima: la paura, anzi il terrore, negli occhi degli adulti”. Ma, come fa notare sempre Arona nella postfazione, il 1962 è un anno particolare in cui accaddero eventi epocali come la morte di Marylin Monroe e la nascita dei Beatles: è un anno in cui il mitico Jo Meek, pioniere della musica psichedelica, pubblica “Telstar” (eseguita dai Tornados), una canzone “strumentale” che fa riecheggiare l’ansia dello spazio e gli abissi del Cosmo.
Tutto questo lo ritroviamo in quest’avvincente romanzo che si legge tutto d’un fiato. Una storia che vede protagonisti tre bambini: Lisetta, voce narrante, e i suoi compagni Ettore e Santino. Si sente l’influenza di Stephen King e di un racconto di “iniziazione” come Stand By Me, da cui Bob Reiner trasse un bellissimo film; ma le atmosfere metafisiche e oniriche ricordano anche quel capolavoro che è Picnic a Hanging Rock di Peter Weir, film citato nella rievocazione della scomparsa di tre ragazzine nei pressi di Montebuio. I tre bambini iniziano così a vivere, dopo l’incredibile estate del 1962, avventure occulte in cui un gatto parla in chiesa evocando il terrore degli “ordigni” e dove, dalla Colonia, provengono luci misteriose e maligne foriere di calamità. Troveranno conforto stingendo amicizia con Pinetto, l’emarginato del paese che vive nei pressi della Colonia, a conoscenza dei terribili segreti del misterioso e inquietante edificio. Nella piccola comunità continua poi a proliferare il culto di una stranissima “santa” – spiata dai bambini tramite una Fessura – tenuta nascosta in chiesa da Don Guido, il prete del paese, e destinata a scomparire misteriosamente. L’epilogo sarà apocalittico e mistico, fra allucinazioni collettive, stupefacenti “apparizioni” di soldati americani e missili lanciati in direzione di Montebuio.
L’autunno di Montebuio narra del disagio e del rifiuto, da parte dei bambini, del mondo degli adulti (ancora Stand By Me), un mondo chiuso e gretto con cui è impossibile comunicare e della scoperta dell’incubo e della paura dell’ignoto. Lo stile, rispetto agli altri libri di Arona, è più semplice e si sente la mano della giovanissima Micol Des Gouges e sinceramente questo, rispetto agli altri libri di Arona, è un limite. Si perde poi in complessità metafisica e vengono a mancare molti dei riferimenti misterici e scientifici che caratterizzavano libri come L’estate di Montebuio o Malapunta (pubblicato a nome Morgan Perdinka). Detto questo, pur essendo forse un capitolo minore nel corpus della produzione di Arona, si tratta in ogni caso di una lettura piacevole e consigliata, un’ulteriore dimostrazione di come esista una “via italiana” all’horror.
Danilo Arona – Micol Des Gouges – “L’autunno di Motebuio” – Nero Press – 267 pagine – 15 Euro – 2012