Parte “Consumismo mon amour” e mi sorprendo ad esclamare “che bel brano”! Un eccellente viatico per un disco che deve confermare le ottime impressioni suscitate dall’EP di debutto “Memorie disperse” del 2010, ed il risultato viene infine conseguito senza particolari patemi. Se i KiA ora si esprimono in un idioma stilistico più freddo, è forse solo il riflesso sullq specchio del tempo che stiamo vivendo. Come per i loro compagni d’etichetta Stardom, Questo è post-punk declinato al presente, a questa contemporaneità che, pur troppo, lascia ben poco spazio alla speranza. Ecco il perché di un lavoro che si merita la prima posizione, che sa essere irruento ma anche riflessivo, una disanima coerente e disincantata dell’oggi (“Lotte, visioni, prigioni & routine” è titolo che non necessita di interpretazioni), interpretata con grande efficacia da Salvatore Piccione (fa ruggire la sua chitarra, quando serve!), e sorretta da una sezione ritmica essenziale (Giovanni D’Elia al basso e Mimmo Frioli alla batteria e tastiere), un meccanismo perfettamente oliato che suona a memoria. Echi latenti di Bluvertigo spogliati d’ogni eccesso s’incrociano coll’introspettività dei Sound screziata d’un intimismo cantautorale che ne accresce il valore intrinseco, generando un melange sonoro emotivamente coinvolgente, un giuoco di chiari e di scuri che solletica la nostra attenzione (“Oltre il mondo”). Tirando le somme, fra i nove pezzi di Rituali ad uso e consumo non si celano episodi deboli, e la netta maggioranza si colloca ben sopra la netta sufficienza. Ad ulteriore loro merito, i KiA nulla concedono a quella wave plastificata oggidì ancora in voga, procedendo retti e sicuri lungo un cammino che va percorso con grande determinazione e che richiede sacrifici (“Guerre fredde”), ma che saprà premiare chi lo porterà a compimento.
Lascia un commento