Dopo il fallimentare Weirdness del 2007, esce un nuovo album degli Stooges intitolato Ready To Die. Nel frattempo è morto lo storico chitarrista Ron Ashton e, per questa nuova fatica, sono stati reclutati il mitico James Williamson – la cui chitarra diede lustro a Raw Power, capitolo fondamentale e imprescindibile del gruppo di Iggy Pop da cui viene riesumato il monicker Iggy And The Stooges – Mike Watt al basso e Steve Mckay al sax oltre al fedele Scott Ashton alla batteria nel tentativo di dare maggior sostanza e quadratura al sound.  Ma dei tempi che furono purtroppo non è rimasto molto: i fasti di pietre miliari come il granitico The Stooges, l’abrasivo Funhouse e il già citato, deragliante, decadente e glam Raw Power sembrano scomparse. La furia iconoclasta degli Stooges se ne è andata probabilmente con l’ultimo e leggendario concerto del 1974 della prima e gloriosa incarnazione del gruppo e immortalato nell’album testamento – simbolo della fine di un’epoca – Metallic K.O.. La voce di Iggy Pop mostra tutto il peso del tempo trascorso e non riesce più a graffiare: i brani scivolavono via senza grandi pretese fra scontati riff garage-punk alla ricerca di una grinta e di un’ispirazione che non ci sono più anche se non siamo ai livelli pietosi di The Weirdness. Pretendere nuovi brani immortali dello stesso livello di “No Fun”, “I Wanna Be Your Dog”, “T.V.Eye” e “1970” probabilmente era eccessivo tuttavia qualcosa in più ci si poteva aspettare. Nel complesso si salvano “DD’s” in virtù di una sezione ritmica efficace e trascinante e “Dirty Deal”, un rock tirato che si avvale di un bel sax e di un James Williamson convincente e incisivo alla chitarra. Ma i momenti migliori di Ready ToDie paradossalmente sono quelli più quieti come nella ballata “Unfriendly World” in cui l’Iguana sussurra pacato e riesce ad essere ancora credibile e come in “The Departed”, altra ballatona con chitarre country che chiude il disco in maniera tutto sommato non troppo ingloriosa e disonorevole.