Nuovo album per Gianluca Becuzzi, prolifico musicista livornese dell’area dark-industrial, già protagonista con i seminali Limbo e con i Kinetix (in passato ha collaborato anche con i Pankow). Questo We Can Be Everywhere – che si presenta con un’inquietante copertina raffigurante un teschio di un animale – è un disco all’insegna dell’oscurità più cupa. Per l’occasione Becuzzi si è circondato di validi collaboratori dell’area elettronica e noise come Deison, Retina.it e Svart1 che sono riusciti ad aggiungere la giusta alchimia al lavoro. “From This Poem Of Void” – la prima traccia – inizia con dei rumori e dei sibili spettrali che sembrano provenire da un’altra dimensione per poi andare verso lidi cupi e minacciosi. Siamo dalle parti di una dark-ambient nerissima che fa venire in mente il Lustmord più sperimentale e i Cranioclast. “The Screaming Torso” è noise e corrosiva ma nella parte finale ha dei momenti quasi mistici che mi hanno ricordato addirittura i primi Popol Vuh elettronici. “In Black One” è estremamente minimale e scarna. “Souls At Zero Density” si caratterizza per un uso deflagrante e dirompente delle percussioni, davvero una traccia potente e impressionante. Dopo i clangori di “Salem” veniamo proiettati nelle atmosfere pacate e placide di “Farer Than Ever” caratterizzate un battito progressivo. Dopo le tetre atmosfere di “In Black Two” l’album si conclude con le pulsazioni noise di “Headless Shadows” e con “All The Ghosts Of My Life” che ci proietta in un universo delirante e isolazionista abitato da presenze misteriose e aliene. We Can Be Everywhere è un album che piacerà di sicuro agli amanti del dark-ambient e dell’elettronica più oscura e senza compromessi e che conferma la validità artistica di Gianluca Becuzzi in ambito elettronico dopo l’interessante (b)haunted. Edizione limitata di 200 copie.
Lascia un commento