E’ da poco uscito Lion, il decimo album di Peter Murphy da solista: è prodotto dal bassista dei Killing Joke Martin Glover alias Youth ed è tanto, tanto bello. Non legato necessariamente alle sonorità dei Bauhaus, rispecchia molte tendenze diverse: più che altro, a mio avviso, Lion è un lavoro che significa maturità, conoscenza profonda e padronanza dei mezzi e contiene una forza vitale che coinvolge immediatamente e cattura fin dal primo ascolto. Apre “Hang Up”, uscita anche come singolo, e subito ci fa capire che gli orizzonti si sono proprio ampliati: l’influenza di Martin Glover si percepisce bene, ma non solo quella, poichè gli effetti elettronici alquanto ‘duri’ se non sferzanti fanno pensare piuttosto ad una ‘relazione’ con i NIN, cui è impossibile non pensare fin dalle prime ‘ronzanti’ note; la voce di Murphy, poi…c’è bisogno di dirlo? Altri effetti elettronici in “I Am My Own Name”, che si tinge di colori davvero ‘gothic’ con sfumature vagamente apocalittiche: considerando inoltre il canto incisivo, talvolta lacerante, mi sento di parlare di brano strepitoso e scusate se è poco. Ma “Low Tar Stars” ‘affetta’ anche con la chitarra mentre “I’m On Your Side” si concede una deriva quasi romantica con la voce che si fa ‘passionale’. “Compression” va invece annoverata fra le tracce più cupe ma pervasa di un clima tesissimo che si addensa gradualmente conducendo ad un’oscurità piena di suoni; subito dopo la bella “Holy Clown” ci riporta in piena atmosfera new wave dal sapore un po’ ‘vintage’ e “The Rose”, detto onestamente, è una ‘chicca’ già solo per la voce. Segnalo infine “Loctaine”, malinconicamente dark, offre al nostro tutto l’agio di un’interpretazione vocale praticamente perfetta e la conclusiva “Lion” gotica e pervasa da un’aura drammatica che chiude in bellezza un album di classe infinita che non possiamo non consigliare caldamente agli ammiratori di Murphy di ieri e di oggi. Al disco è allegata una raccolta di brani live dei Bauhaus.
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