Malanima. Foto di Mrs. Lovett

Appuntamento di prestigio e serata assai piacevole, lo scorso sabato, all’Exenzia Club di Prato. Il locale ha infatti ospitato i leggendari Neon, dopo così tanti anni ancora molto amati dal pubblico della scena dark, soprattutto in Toscana, loro regione di provenienza. Per chi abbia già assistito ad una delle loro performance le novità non sono molte, dal momento che la band non ha più messo in circolazione cose nuove ormai da anni, ma il suo repertorio, di certo avveniristico per i loro tempi, contiene materiale a sufficienza per infiammare una platea di ‘seguaci’: il concerto è andato dunque benissimo, i fans sono accorsi in discreto numero ed è stato in effetti un bel sentire.

Prima di loro e un po’ più in sordina si sono esibiti i Malanima, anche loro a ‘casa’ essendo livornesi ma senz’altro meno famosi degli ‘headliner’, tanto è vero che, ad ascoltarli, erano presenti meno persone, per quanto non meno attente. La band di Daniele Caboni ha potuto così proporre i brani del debut album Mondi Dissociati di cui abbiamo voluto recentemente parlare molto positivamente su questo sito. Ammetto che, della serata mi interessavano quasi più loro – infatti intendevo godermi dal vivo i pezzi del disco –  che i Neon, già visti ed apprezzati in altre occasioni. I Malanima che, per ragioni spiegate sul palco, si sono trovati ‘sprovvisti’ del contrabbasso non avevano, per forza di cose, un repertorio vastissimo: il loro full length, che contiene anche le tracce del precedente EP, è uscito soltanto quest’anno e, oltre a quello, eseguito quasi per intero, è stata offerta la cover di un classico dei Joy Division, “Insight”, che a suo tempo era stata scelta per la compilation curata da Darkitalia 3​.​5 Decades – A Joy Division Italian Tribute; un omaggio ovviamente assai gradito da tutti noi orfani di Ian. Il frontman Daniele, la cui voce è decisamente notevole ed è capace anche di tonalità calde, ha fatto la sua parte con impegno e partecipazione, dimostrando per altro una presenza scenica apprezzabile. Oltre al canto, il nostro si è dato da fare con il baǧlama – il cui suono, dolce ed intenso allo stesso tempo, è una dei marchi di fabbrica dello stile della band – come con la chitarra ed è stato assolutamente all’altezza della situazione. L’esibizione nel suo complesso, tuttavia, ha avuto qualche momento di insicurezza, dovuto probabilmente all’inesperienza ed alla poca abitudine a suonare dal vivo che, per forza di cose, condizionano i risultati di gruppi così ‘giovani’: di conseguenza qua e là sono saltate fuori alcune imprecisioni nell’esecuzione dei brani – per esempio in “Mental Prison”, una delle mie preferite – che, chi conosceva il disco, forse avrà notato. Ma “The Cooling Hour”, dal bel testo tratto dal Don Juan di Byron, e “Arab Spring”, che chiude l’album con suggestive sonorità in stile ‘medio oriente’, hanno fatto davvero un bellissimo effetto. In sostanza, la simpatia e il fascino delle canzoni hanno sopperito alle sporadiche carenze tecniche e i Malanima hanno lasciato la scena salutati da applausi sinceri.

Neon. Foto di Mrs. Lovett

Dopo un brevissimo intervallo sono quindi apparsi i Neon, accolti con entusiasmo dal folto pubblico che, nel frattempo, si era ammassato sotto il palco. Marcello Michelotti, onestamente, non ha perso una briciola del carisma da lui sempre dimostrato in queste occasioni e, in cappotto scuro e berretto, ha cominciato fin da subito a scatenare l’emozione dei fans. Anche la voce, nonostante il trascorrere del tempo, è rimasta la stessa, così come l’atteggiamento serio e vagamente accigliato che ha sempre fatto parte del personaggio. La band si proponeva nella classica line up con il bravo Piero Balleggi  alla tastiera e Martera alla batteria. Che si può dire della loro esibizione? Come ho riflettuto in altre occasioni, i Neon sono una vera ‘macchina da guerra’. Dal vivo funzionano ormai perfettamente, ‘sciorinando’ le loro hit con grinta e disinvoltura invidiabili . Pensiamo, del resto, all’epoca a cui risalgono alcuni di queste hit: un brano come “Information of Death” che abbiamo avuto la fortuna di poter riascoltare e, per carità, fa sempre una gran figura, ha superato da un po’ i trent’anni di età; eppure che emozione tutte le volte! La tracklist di Rituals era largamente presente e non occorre dire che ogni pezzo era ben conosciuto, tanto che la partecipazione del pubblico è stata molto calorosa: pogo ed applausi non sono mancati e Michelotti ha voluto dare ai fans la soddisfazione di scendere fra loro per cantare tutti insieme “Dark Age”. Ma oltre a Rituals c’è stato dell’altro, per esempio “Lobotomy”, “Red Light” e anche la cover di “Warm Leatherette”, già proposta dal vivo. Nel complesso, i Neon hanno saputo ancora una volta dare tanto e il concerto è stato, come sempre, un’esperienza emozionante. Appagamento e buon umore credo possano essere i termini che hanno definito lo stato d’animo generale di chi ha lasciato l’Exenzia quella sera.

Neon. Foto di Wardance