Il duo italiano degli Schonwald – Alessandra Gismondi e Luca Bandini – ha da poco pubblicato il suo secondo full-length, riconfermando il nostro attaccamento alla scena underground italiana, che sa regalarci musica di qualità e del genere che preferiamo. Il loro lavoro precedente, Amplified Nature, lasciava intravedere chiaramente le potenzialità dei due: nessuna meraviglia che, con quest’altro album, il loro talento sia letteralmente ‘sbocciato’. L’ispirazione legata a darkwave e shoegaze diviene qui perfetta fusione e creazione di atmosfere sognanti e sonorità fredde quanto seducenti. Il disco, dalla produzione curatissima per non dire raffinata, cattura dal primo momento e, al di là degli ovvi legami con la tradizione ’80, non ha il minimo sentore di ‘stantio’ e lo si ascolta tutto di un fiato. Si prenda la sorprendente “Crystallized” in apertura: l’esordio elettronico introduce la ritmica secca e tirata e la bellissima ‘smaniosa’ chitarra in originale abbinamento con il canto ‘straniante’ che sembra in qualche modo ‘pacificare’ l’inquietudine. Segue la deliziosa “Deep Metals” simile nell’impostazione eppure diversa: nel paesaggio oscuro e nordico disegnato dalla chitarra lacerante e dalla tastiera, la voce di Alessandra sembra rinverdire i fasti dei Cocteau Twins; “Triangle” inasprisce lievemente i toni e la tastiera si distingue ancora una volta, inondando l’ambiente di gotici ricami mentre il canto suona gelido e distante. Così, pur senza il minimo abbassamento di livello un tributo al dancefloor ci può stare e arriva “Achrome”; ma non si può non preferire “Star Rex” con i suoi luminosi arabeschi elettronici, le suggestive note di chitarra e l’elegante ed armonioso canto. “Rays” opta per suoni più eterei e, di nuovo, sono i Cocteau Twins a venire in mente, la cui classe si ritrova qui integralmente: i colori sono quelli di una visione onirica popolata da figure e voci impalpabili; subito dopo, gli scenari ‘aerei’ suscitano in “Lower Lovers” un liquido languore. Conclude “Neon”: il ritmo è più vivace e le ‘forme’ elettroniche più corpose, nonostante le tinte rimangano indistinte. Il problema è che, quando la musica si ferma ci si resta talmente male che… bisogna rimettere daccapo Dream for the Fall.
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