Lavoro d’esordio composto da cinque pezzi per questo “one man project” francese di wave minimalista con contaminazioni industrial.
“Death” ha una ritmica piuttosto claustrofobica ed ossessiva, data dalla drum machine ed un synth molto freddo, sulla quale si staglia una voce potente, impostata su tonalità ispirate a Ian Curtis, cosa che non può che ispirarmi un’immediata simpatia.
“Alone” ricorda un briciolo il pezzo precedente, anche se i sintetizzatori sono più rumoristici, per un effetto più tormentato e sperimentale.
“Fate” è probabilmente il pezzo migliore e più maturo dell’album: c’è una bella ritmica, quasi ballabile, ed anche la tastiera accompagna il ritmo con i suoi suoni glaciali; anche la voce mostra tutta la sua estensione, la sua profondità e il suo pathos.
“Hatred” è più lenta e contemporaneamente oscuramente ossessiva, come l’ombra della rabbia, dell’odio… riesce a trasmettere la sensazione delle emozioni negative evocate anche dal titolo, ed evolve in modo sempre più industriale, avvicinandosi, come atmosfere, ai lavori dei primi Swans.
“Feel inside” ha la voce in primo piano, su un tappeto ritmico angosciosamente ossessivo, enfatizzato anche dai sintetizzatori che si inseriscono nella seconda parte, quasi per fare un contraltare che evidenza ancora di più l’effetto di rappresentazione sonora di laceranti ferite interiori.
In sintesi un buon esordio, che lascia intravedere grandi potenzialità per il futuro, e che ci fa scoprire un grande cantante, un altro ammiratore e potenziale erede del padre spirituale di tutta la new wave che vuole esprimere l’oscurità dell’anima.