Dopo sei lunghi anni di attesa, arriva finalmente il nuovo album dei Qntal, intitolato semplicemente VII. Le indiscrezioni rilasciate dal gruppo stesso subito prima della release ufficiale parlavano di un nuovo corso all’interno della proposta musicale del gruppo; sebbene tali notizie siano spesso strumenti messi in campo solo per stimolare l’appetito degli appassionati, in questo caso la cosa era resa più credibile a causa di alcuni dettagli non indifferenti legati alla formazione: da una parte la fine della collaborazione (devo dire con un certo dispiacere da parte mia, perché mi piaceva molto la sua mano sull’impasto sonoro) con Philipp Groth, che si occupava della parte elettronica e ritmica, e dall’altra l’ingresso in formazione ufficiale di Sarah M. Newman, probabilmente più nota come Mariko, da tempo collaboratrice del gruppo dal vivo e proveniente dagli ottimi Unto Ashes. Perciò, se aggiungiamo la lunga pausa dal precedente Translucida, sembravano esserci motivi reali per aspettarsi qualcosa di nuovo e in effetti siamo al cospetto di un lavoro che, pur essendo riconoscibilissimo come CD dei Qntal, rappresenta a tutti gli effetti un passo avanti nella loro proposta musicale e si distingue parecchio dai suoi predecessori. C’è da sottolineare che era giunto il momento, anche per un gruppo della loro caratura, di dare una svolta alla propria offerta, perché, come avevo già sentenziato in fase di recensione, Translucida stava iniziando a mostrare deboli segni di stanchezza: pur rimanendo un CD di eccellente livello, sembrava vivere un po’ all’ombra dei suoi predecessori. Non a caso, a diversi anni di distanza, rimane probabilmente il lavoro da me meno ascoltato tra quelli di un gruppo che gira molto spesso e molto volentieri nel mio lettore CD.
Ci introduce all’opera il brano “Flaming Drake”, con la splendida e inconfondibile voce di Syrah, a cui fa da ottimo contraltare quella di Mariko, ormai perfettamente a suo agio nell’organico dei Qntal e nel ruolo di sostegno alla cantante storica; il gruppo sembra volerci guidare gradualmente verso il nuovo corso, in quanto il brano introduttivo è quello forse più simile alla precedente produzione. A partire da “Tenacious love”, invece, entriamo nella nuova fase, caratterizzata da un’elettronica meno epica: i beat sono meno possenti rispetto al passato, provocando un sensibile alleggerimento della sonorità. “Tyger”, che inizia con la voce filtrata, ha in sé elementi etnici tra medio oriente e subcontinente indiano ma la seconda grossa sorpresa del CD ci viene da “By the light of the moon” in cui, addirittura, canta Michael Popp, caldamente circondato dalle voci femminili effettate! Molto bella, ancora, “Frühlingslied”, in cui nuovamente fa la sua comparsa la voce maschile, stavolta sul finale e in controcanto. E così, con il consueto livello qualitativo, prosegue il CD: il tratto rimane riconoscibilmente quello del gruppo ma nel suo complesso il suono risulta abbastanza cambiato rispetto al passato; l’ispirazione alla musica antica è sempre l’elemento melodico più vistoso, anche se nuove influenze (ad esempio quelle etniche già citate ma presenti anche in altri brani, basi elettroniche quasi anni ’80, tastiere in piccoli quasi-assolo) si fanno largo. Devo ammettere che, come mi era successo con l’ascolto dell’ultimo lavoro della Camerata Mediolanense, all’inizio ho fatto un po’ di fatica ad apprezzare la novità ma già al secondo ascolto ero riuscito ad avvicinarmi alle nuove sonorità e ad apprezzare questa nuova opera. Allo stato attuale non posso nascondere che ancora rimango più affascinato dalle vecchie sonorità, anche se VII continua a piacermi di più ad ogni ascolto. Probabilmente non riuscirà a superare, nelle mie personali preferenze, alcuni dei loro precedenti CD (che rientrano tra quelli che porterei nella famigerata isola deserta…) ma si tratta esclusivamente di gusto personale e, probabilmente, anche di affetto. Brani come “Rossignolet” stanno a dimostrare che il livello di questo CD rimane elevatissimo e un acquisto obbligato per gli amanti di queste sonorità.