Norimberga. Foto di Mrs. Lovett

A distanza di meno una settimana rieccoci all’Exenzia per un evento che si preannunciava molto diverso da quello, assai più ‘reclamizzato’, del 22 novembre con Neon e Malanima. Il programma della serata comprendeva infatti le esibizioni della band fiorentina dei Norimberga e, come attrazione principale, gli Yabanci, gruppo gothic made in Svizzera, anche se i suoi componenti sono, in realtà, italianissimi. Senz’altro meno conosciuti, soprattutto dalle nostre parti, dei Neon che vantano una lunga carriera alle spalle e, inoltre, in Toscana giocano in casa, gli Yabanci si sono costituiti da un paio di anni e, dopo qualche cambio di line up, vedono ora stabilmente nelle loro fila il chitarrista Valerio – noto per essere, fra le altre cose, il ‘patron’ dell’etichetta SwissDarkNights, una delle più impegnate sul fronte gothic/wave – e la vocalist Laura/LadyGhost già parte del progetto torinese Ghost Effect. Al loro attivo un EP e, di recente, il debut album Grimorium, già doverosamente segnalato su questo sito. Come già spiegato in quell’occasione, i nostri praticano un genere gothic rock in stile Sisters of Mercy, piuttosto ‘tirato’ e molto molto cupo: ritmo incalzante, basso martellante, chitarra dagli arpeggi a volte liquidi a volte più penetranti e – non meno importanti! – i testi dal fosco contenuto simbolico, tutto questo contribuisce a delineare un’atmosfera ‘oscura’ di prim’ordine.

Doveva quindi essere una serata all’insegna del divertimento se non fosse che, non saprei dire se per carenze a livello di informazione o altri inconvenienti, pochi si sono presentati all’appuntamento che pure appariva allettante e la band, che si era sobbarcata un lungo viaggio dalle ‘brume’ svizzere alla Toscana, si è così ritrovata ad esibirsi dinanzi ad un uditorio veramente scarso. Una situazione spiacevole sia per gli interessati che per gli organizzatori, che attesta quanto sia rischioso programmare iniziative musicali anche di un certo livello se non si può contare su di un’adeguata risposta da parte del pubblico. Nel caso specifico, il fatto che gli Yabanci siano più seguiti all’estero che in Italia ha avuto sicuramente un ruolo ma, dal momento che il gothic anche da noi non è un genere del tutto sconosciuto,  forse pubblicizzare un po’ più l’evento avrebbe potuto essere utile.

Yabanci. Foto di Mrs. Lovett

Dei Norimberga non avevamo ancora mai parlato su queste pagine: Gilberto Forlani, Paolo Bruschi, Jody Casini e Fabio Sardi sono in attività fin dal 2008, avendo fondato il gruppo dopo un precedente progetto, The Colony, tribute band dei Joy Division. Di fatto, i quattro hanno pubblicato tre CD autoprodotti che rispecchiano la loro passione per quel genere musicale e, diversamente da molte altre band che lo coltivano, hanno preferito scrivere i loro testi in italiano per mantenere la loro identità, consapevoli del fatto che la scelta li avrebbe in qualche modo condizionati e che cantare in inglese sarebbe stato più semplice. I Norimberga, che ascoltavo dal vivo per la prima volta, sono apparsi in effetti estremamente legati ai Joy Division per vari aspetti: lo stile inconfondibile, la chitarra e persino il modo di gestire del frontman richiamavano in tutto e per tutto i compianti mancuniani. L’esibizione si è svolta senza intoppi, mettendo in rilievo in particolare la buona padronanza del chitarrista Jody Casini: la band è apparsa in generale affiatata ed ha fatto con diligenza la sua parte.

Subito dopo, nonostante l’ora tarda, gli Yabanci si sono impegnati ad intrattenere i presenti con la loro musica e, bisogna ammetterlo, ce l’hanno messa davvero tutta. LadyGhost, nota per lo stile di canto molto simile a quello di Siouxsie, ascoltata dal  vivo non sembrava in realtà volerla imitare più di tanto: la sua voce ha un timbro proprio singolare, ricco di sfumature ed in grado di produrre effetti drammatici che suscitano emozione e coinvolgimento; la sua prestazione è stata assolutamente all’altezza ed ha meritato tutti gli applausi che ci siamo sbracciati a farle. Il basso ‘aggressivo’ di Lupo le ha fatto degnamente eco, né si sono fatti meno onore la tastierista Emiliana – anche alla drum machine – che ha reso fluidi i tratti più ‘gravi’ e Valerio alla chitarra che ha alternato agli abituali passaggi trascinanti vaghi suoni psichedelici con risultati di tutto rispetto. Il gruppo ha eseguito con grinta il suo repertorio: belle le versioni di “The Covenant”, “The Bless”, “Coma” e davvero suggestivo il penultimo brano, “The Absolute”, cantato da Laura con grande pathos, mentre la chiusura strumentale tesa e inquietante (“Last Page”) è stata il ‘nero’ saluto degli Yabanci alla Toscana, che hanno lasciato probabilmente senza rimpianto.

Yabanci. Foto di Mrs. Lovett