Simon Carrol ed Yvonne Neve, già parte del progetto Mantra, da qualche anno portano avanti l’esperienza Red Painted Red che è continuata fino ad oggi con una serie di piccole autoproduzioni. Hey Dum Dum, il secondo full-length, è uscito da poco per la label polacca Wrotycz e sancisce il valore di una musica che appare più che mai indipendente da ogni definizione ma ricca di suggestioni varie, il trip hop in primis ma anche la new wave e l’elettronica più oscura, cioè un amalgama originale quasi sempre molto stimolante. La prima traccia è una delle più convincenti ed originali: “It’s Real” contiene una tale ridda di suoni elettronici e ‘rumorali’ che, qua e là, dà la sensazione di un turbine; ma la voce particolare di Yvonne Neve sembra dominare il tutto mediante una seduzione sottile quanto fredda, creando effetti davvero sorprendenti. Inizia con pesanti suoni elettronici anche “Late November”, per ‘ammorbidirsi’ e proseguire poi con la parte vocale accattivante ma un po’ enigmatica di Yvonne/Yew. In “Rhythm Of Life” la delicata base che occasionalmente ‘sfuma’ in visione onirica fa da sfondo alle tonalità ‘flautate’ della voce, che stavolta sembra più parlare che cantare: il risultato è molto piacevole ma, a onore del vero, va ammesso che la ‘melassa’ è in agguato. Prosegue sulla stessa linea ma con maggiore incisività “20 Floors”, poiché l’arrangiamento è assai più variegato e ravvivato da ‘rumorismi’ ambientali mentre il canto pare fluire in associazioni ed abbinamenti liberi, fra ‘samples’ e misteriosi echi.  Ma l’episodio più bello è sicuramente “I’m No Johnny Cash”: la parte musicale è intensa e più complessa, resa omogenea dalla ricercata melodia, mentre la vocalist dà veramente il meglio. Poi, dopo la cupa tensione di “Two” e la più lineare ed orecchiabile “Don’t Give Up The Sun”, c’è la sontuosa chiusa di “Another Day”, una ‘fantasia’ ethereal che riconcilia con il mondo. Hey Dum Dum termina così, lasciando presagire sviluppi molto interessanti.