foto di Mrs.Lovett

Serata impegnativa ma ricca di soddisfazioni sabato al Capanno Blackout di Prato dove era ospitata una delle band più interessanti ed originali fra quelle in circolazione in questo periodo. I Kill Your Boyfriend, dei quali avevamo segnalato in queste pagine uno split insieme ai New Candys, hanno rilasciato da pochissimo il loro nuovo, bel lavoro, The King is Dead e sono dunque in giro per presentarlo ai fan.

Com’è nostra abitudine, due parole sul contesto: la serata, più che impegnativa può, in effetti, essere definita faticosa. Essendo stato annunciato l’evento per le ore 23, abbiamo fatto in modo di trovarci alle porte del locale più o meno intorno a quell’orario… per realizzare che l’ingresso era ancora chiuso, il concerto era di là da venire e l’organizzazione non era neanche in grado di rilasciare le tessere richieste per l’entrata. Per farla breve, c’è stato il tempo per una girata nel centro di Prato, mangiare un hot dog e fare due chiacchiere prima che – era ormai mezzanotte e mezzo! – la band facesse la sua comparsa sul palco del Capanno.

foto di Mrs.Lovett

L’esibizione dei Kill Your Boyfriend ha comunque ripagato la noia della lunga attesa: apparsi in formazione a tre per la presenza di un secondo chitarrista che normalmente li accompagna nei live – per la cronaca il talentuoso Alberto De Grandis – Matteo Scarpa e Antonio Angeli hanno confermato le impressioni positive già suscitate dai dischi e non hanno semplicemente ‘retto’ la scena ma l’hanno dominata con sicurezza creando musicalmente e visivamente quelle atmosfere tese e cupe che caratterizzano tutte le loro produzioni. Rigorosamente in nero, occhiali da sole neri (l’avreste detto?), i nostri suonano con intensità e concentrazione: molto carismatico il vocalist che, grazie al modo di muoversi e di gesticolare, ricorda dolorosamente Ian Curtis; i tre sembrano seguire un filo interiore che, da un lato, li guida ma, dall’altro, li fa apparire remoti, come abitanti di un pianeta alieno. La chitarra di De Grandis risuona ovunque e fa letteralmente scorrere il sangue mentre Angeli percuote la sua strana batteria con gesti vagamente robotici, stando in piedi e senza nemmeno ‘spettinarsi’, ma i suoni che rilascia sono secchi e cattivi. Matteo Scarpa è sottile come un fuscello e, all’apparenza, è immerso nel suo mondo, tuttavia riesce ad incombere: quando anche lui prende la chitarra, il suono dei due strumenti ‘torreggia’ e minaccia; poi canta e si contorce, si abbassa a manipolare misteriosi pulsanti e, ormai all’acme dello spettacolo, salta fra il pubblico e quasi ci vien fatto di ritrarci, timorosi della forza che emana.

Il programma prevedeva, come si è detto, brani del nuovo lavoro, ma i Kill Your Boyfriend vi hanno inserito anche pezzi del passato. Il disco The King is Dead contiene, oltre a due ‘Death List’, otto tracce: ognuna, come d’abitudine per il gruppo, ha come titolo un nome maschile – presto ne parleremo in dettaglio in sede di recensione! – e, pur rimanendo in ‘area’ shoegaze/post-punk con sensibili influenze dei luminari del genere (Joy Division e Jesus and Mary Chain in primis), registra, a mio avviso, un’evoluzione in senso dark, con atmosfere più  elettroniche e pesantemente oscure. Dell’album è stata eseguita la maggior parte, a partire da “Death List N.1”, strumentale, che è servita a farci comprendere da che parte tirava il vento. Da “Alan” in poi è toccato alla voce di Matteo Scarpa riversarci addosso rabbia e disperazione, occasionalmente timida introspezione: il coinvolgimento è stato totale, anche da parte di coloro che non erano propriamente fan della band. In certi momenti, per esempio nell’esecuzione di “Jesse”, i nostri hanno creato un clima davvero desolato; anche “Rudolph”, una delle tracce più belle, che è arrivata verso la fine, ha suscitato molta emozione. Non è mancata la splendida “Isaac”, presente nel già menzionato split con i New Candys e infine, dal momento che un’anima oscura sa essere anche tenera, i nostri hanno regalato due grandi bis, “Martin”, sempre da The King is Dead e “Alexander”, dal primo EP del 2011, lasciando il pubblico in parte sconvolto ed in parte entusiasta, ma tutti indistintamente con la sensazione di una esperienza fantastica.

foto di Mrs.Lovett