Halo Effect. Foto di Mrs.Lovett

Ancora una data di prestigio all’Exenzia Rock Club di Prato: stavolta il locale è andato sul sicuro, ospitando gli Hocico, il duo messicano che, dalla sua nascita negli anni ’90, è diventato un po’ una leggenda stigmatizzando le regole di un genere che ha contribuito fortemente a diffondere e a rendere accessibile alle masse ed abbinando alla musica l’aspetto visivo, anzi, il vero e proprio spettacolo. Considerando che, oltre che a Prato, per gli Hocico è stato previsto solo un altro appuntamento italiano a Roma, possiamo dire che l’evento che si è svolto all’Exenzia era davvero ‘succulento’ e meritava tutta la partecipazione ed il supporto possibili. Il pubblico dell’‘electro’ ha risposto alla chiamata e il locale si è riempito un po’ più di altre volte ma, vista l’importanza della manifestazione, ci si poteva attendere qualcosa di meglio; tutti i presenti, in ogni caso, hanno collaborato alla buona riuscita di una serata di divertimento e di festa, in cui anche chi non segue abitualmente il genere ha comunque vissuto un’esperienza insolita e stimolante.

Ad aprire le ‘danze’ gli Halo Effect, band romana già con una certa tradizione alle spalle, di cui, su queste pagine, abbiamo da non molto presentato l’ultimo album, Life is Perfect. I quattro Halo Effect – Peverieri, Polinori, Rosi, Cattani – sono apparsi in buona forma e desiderosi di coinvolgere il pubblico, senza spazientirlo nell’attesa dell’attrazione della serata. Sullo stile della band ci siamo già diffusi in altre occasioni: basti dire che, nel contesto ‘live’, i nostri, pur sempre fedeli al ‘verbo’ dei Depeche Mode,  hanno accentuato gli aspetti più ‘duri’ della loro musica, con molte concessioni all’electro che, vista la situazione, sono state ben accolte dagli ascoltatori. Alla parte vocale si sono alternati – o ‘appaiati’ – John Andrew Peverieri e Alessandro Polinori ed entrambi hanno decisamente dato il meglio, mostrando disinvoltura e padronanza della scena. Gli Halo Effect si sono concentrati soprattutto sulle hit del loro ultimo disco, delle quali se n’è ascoltata la maggioranza – da apprezzare, in particolare, “The Killer in Me” e “Hardcore” – ma non sono mancate incursioni nella produzione passata, come la bella versione di “Android”, dall’album “Recoding” del 2012. In sostanza, il quartetto ha destato grande simpatia e lasciato il palco fra gli applausi.

Hocico. Foto di christian Dex

Dopo un intervallo che, vista l’ora, personalmente ho giudicato davvero troppo lungo, ecco comparire le attesissime ‘star’: la descrizione della ‘mise’ certo non stupirebbe chi ha già  assistito a loro performances ma, a quanto sembra, i due stavolta non hanno esagerato più di tanto. Racso Agroyam, giustamente in secondo piano e ‘imbavagliato’ da una benda nera, ha comunque fatto sentire la propria presenza con la parte elettronica che gestisce magistralmente; l’istrionico Erk Aicrag si è fatto apprezzare per il trucco su metà del viso a raffigurare la maschera della morte. Ma per quanto la loro musica sia sicuramente oscura e dall’evidente sapore industrial, l’esibizione degli Hocico non è certo stata all’insegna dell’orrore, ma è stata dominata dal puro divertimento. Cordiale e comunicativo, anche troppo spiritoso e palesemente attratto dalle belle fanciulle in minigonna, Aicrag, in primo luogo, ha dimostrato una forma fisica invidiabile – come riuscire a non esitare o rallentare un solo momento nel corso dello show! – e anche grande capacità di coinvolgere i presenti nella sua folle ‘corsa’. La performance non prevedeva l’uso di supporti visivi ma non si può dire che se ne sia sentita la mancanza, perché in effetti, sul palco, c’era tutto lo spettacolo che serviva. I due proponevano il loro nuovo lavoro, Ofensor, uscito a fine 2015 (presto la recensione su Ver Sacrum!) che è caratterizzato, come si vedrà, dall’abituale potenza ed aggressività ma non è privo di momenti, anche strumentali, di maggior respiro e dai colori ‘cinematografici’. Lo dimostra, per esempio, l’inizio del disco, “Déjà-Vu Siniestro”, con il quale ha preso il via lo stesso concerto. Che in seguito si sia scatenato il caos, è facile da immaginare: Erk Aicrag ha tirato fuori la sua grinta – e il suo vocione! – e la baraonda è incominciata. Di Ofensor, i nostri hanno eseguito diverse tracce, riscuotendo un gran successo: assai applaudite “Sex Sick”, “Bienvenido A La Maldad”, un vero capolavoro di follia, e “I will Be Murdered (4 Minutes of Horror)”. Ma i due cugini messicani non si sono risparmiati ed hanno proposto alcuni loro classici – inconfondibile “Tiempos de Furia”! –  che hanno suscitato l’entusiasmo dei fans.

Alla fine, dopo oltre un’ora di spettacolo e la doverosa concessione del bis, gli Hocico si sono allontanati lasciando il pubblico in parte esaltato e in parte stremato, ma si percepiva la generale soddisfazione. Serate come questa non si dovrebbero perdere…

Hocico. Foto di mrs.Lovett