Se i Lacuna Coil per il loro ultimo, eccellente “Delirium” hanno cercato ispirazione tra i ruderi di alcuni manicomi non più in uso nelle provincie lombarde, i TdV hanno volto la loro attenzione alle vicende (assai fosche) che ebbero come sfondo l’ospedale della Pennhurst State School in Pennsylvania, sorto nei primi del ‘900 nei pressi di Philadelphia, ove vennero internati pazienti (beffardamente indicati come ”bambini”, anche se il range d’età era assai più ampio) affetti da problemi psichici. Vi invito ad approfondire personalmente la vicenda di questo triste luogo, anche per meglio compenetrare nel mood malinconico di questo bel disco, ottimamente interpretato da una Sonia Scarlet letteralmente in stato di grazia ed autrice di una prestazione maiuscola, ben coadiuvata da un gruppo che può tranquillamente puntare ai vertici del genere. Candyland è caratterizzato da intriganti porzioni elettro che si innestano sulle elaborate trame intessute dalle chitarre, e da una sezione ritmica che dimostra grande capacità di adattamento alle peculiari dinamiche di ogni singolo episodio. “Morgana effect” e “Resurrection Mary” assolvono degnamente il gravoso compito di aprire un lavoro che si fa apprezzare proprio perché vario e ben congegnato, con alcuni episodi (come “Opium shades”) davvero eccellenti. Muovendosi con scioltezza nel solco sonoro che è connaturato a colleghi come Mandragora Scream e Crematory si fa strada “Delusional denial” , ma Candyland sfida la lunga distanza uscendone vincitore in scioltezza: altre ottime canzoni (nessuna supera i cinque minuti, l’ascolto non risulta appesantito da inutili riempitivi) ci attendono da qui alla fine segnata dalla ballata noir “Autumn leaves”, degno epilogo di un’opera da top five del gothic metal nostrano, definizione che sta comunque stretta ai TdV, pronti a confrontarsi con platee ben più ampie. Ne sono esempio l’horror rock della title-track, con le sei corde che esplodono in un crescendo coinvolgente (e le note di piano sparse ad accrescere la suspence), la cadenzata (a la Belladonna) “Your ragdoll”, l’intensa “Pierrot Lunaire”, che nella parte finale si lancia lungo le autostrade del rock da FM, od ancora “Seventh room” che ospita Fernando Ribeiro dei Moonspell; sono solo dei contrassegni che indicano nuove direzioni che il combo romano è in grado di percorrere senza timori. E’ il decimo disco dei TdV, non potevano onorarlo meglio.
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