Seconda prova solista per Alex Fornari che, dopo Di tutte le ferite, scrive un altro capitolo della sua storia, regalandoci dodici nuove tracce di rock elettrico, teso e vitale, nate da stati d’animo forse non inediti ma difficili da ricollegare, almeno d’impatto, alle caratteristiche del ‘piccolo’ Alex dei Pale TV. Ne L’interruzione, del resto, il musicista rinuncia alla collaborazione delle ‘compagne di strada’ storiche che, insieme a lui, avevano dato vita a quella esperienza luminosa ma breve e nella line up, in luogo di Blue Niagara, Whip e Lady Adrenalina, troviamo Nicola Panteghini, Simone Fornari e Alessandro Pedretti. Come abbiamo letto, il gruppo si è formato velocemente, subito dopo aver provato, e l’album è stato registrato ‘in presa diretta e con pochissime sovraincisioni’, forse perché la musica definitiva doveva scaturire da istinto e passione più che da disciplina e organizzazione. Anche qui, come in tutte le produzioni di Alex che, non dimentichiamo, si è cimentato in varie forme di scrittura e appare molto influenzato dalla letteratura, i testi hanno grande importanza e il loro contenuto è principalmente a carattere personale. La scelta ‘cantautorale’, poi, è alla base de L’interruzione come del precedente, ma l’energia rock che neanche qui manca, legata per lo più alla presenza sostanziale della chitarra, è abbinata, stavolta, a colori assai più cupi: sono le tinte del dolore, di cui spesso le parole sono manifestazione, ad ‘impregnare’, insieme a quelle della forza, l’ispirazione musicale. Si comincia con la chitarra stile anni 70 di “Cloro”, vivace ballata rock dal piglio quasi adolescenziale, e si prosegue con la densità sanguigna di “In gabbia” che, non a caso, fa rima con ‘rabbia’. Subito dopo, uno degli episodi più significativi, “L’angolo sbagliato della tua bocca”, di impostazione più melodica ed atmosfera intimista, delineata da una chitarra liquida e da un testo estremamente personale. Ma notevole anche la title track, che risuona di echi ‘wave’ o la seguente “Magnolia non è” che riprende l’intensità di “In gabbia” e precede la raffinata armonia de “Il senso del sangue” ove si ritrova la ‘briosa’ sensualità di Elena Alice Fossi dei Kirlian Camera che qui duetta con little Alex. Più in là colpiscono sia il pathos vigoroso di “Ti sopravvive”, sia l’oscuro incalzare di “Una croce a metà”, mentre la brevissima “Le mie mani”, momento di malinconica suggestione suscitato da poche note meste di chitarra e dall’espressività del canto, conclude questo disco già maturo, sicuramente lontano dal passato ma che, per molti aspetti, lo ‘presuppone’.
Lascia un commento