Alexander Leonard Donat in arte Vlimmer, torna a breve distanza dall’ultima release del suo progetto musicale -la collaborazione con Oceaneer- licenziando, come da tradizione, due EP IIIIII (6) e IIIIIII (7), preziosi tasselli all’interno di un’opera che si preannuncia formata da ben 18 episodi.
Le coordinate sonore in cui si muove Alexander, sono le medesime che si sono già fatte apprezzare qui a Ver Sacrum, e si muovono oscillando tra Post-Punk, Darkwave e Shoegaze, con un’attitudine eversiva che porta l’utilizzo della chitarra in alcuni brani verso lidi che ricordano vagamente sonorità Black Metal.
La personalità del progetto Vlimmer esce prepotentemente da ciascuna delle cinque tracce che compongono gli EP, riuscendo ancora una volta nel difficile intento di non risultare frutto di un abile esercizio di riproposizione del passato -Clan of Xymox su tutti- ma rendendo l’ascolto dell’opera -un caleidoscopio di suoni, dove tutto è rigorosamente al proprio posto- sempre interessate e mai banale.
L’inquietudine e la malinconia fanno da minimo comun denominatore all’interno dei brani, sia quando i toni sono più accesi, come nella lunga e algidamente Post-Punk “Freiwärts”, che quando il tuffo nel passato viene riletto con eleganza, come nell’originale “Grundbuch” dove le sonorità degli Xymox di “Subsequent Pleasures” incontrano una chitarra con echi sonori blues, con risultati sorprendenti.
Ma è in apertura di EP 6 che Wlimmer ci regala uno dei brani più belli tra tutti quelli da lui composti con la romantico/decadente “Flutbahn”.
Tutte le canzoni, come sempre, sono rigorosamente in Tedesco, elemento che conferisce fuori da ogni dubbio un tocco di freddezza ulteriore al mood delle canzoni, così come sempre apprezzabile è il lavoro di packaging che vede le foto come protagoniste assolute, immagini emblematiche che guidano l’ascolto dell’opera.
Rimane sempre la curiosità di sentire Alexander, modulare le liriche utilizzando le sonorità meno dure offerte dalla lingua Inglese…