La chiave di lettura di Entrelacs du reve ci viene fornita dal suo stesso titolo: ripensiamo al risveglio dopo una notte durante la quale la nostra mente ha vagato il quella dimensione che può essere riflesso della realtà come della fantasia e che brucia in un attimo che a noi pare eterno; poche immagini rimarranno vive nella nostra memoria, altre saranno sempre più sfocate, fino a venir addirittura cancellate. La memoria è un magazzino che scarica in fretta ciò che pesa troppo e che la nostra ragione ritiene poco utile. Eppure non potrei immaginare una vita senza sogno: la visita inattesa di un estinto che pare essere rientrato da un lungo pellegrinaggio, un amico, un particolare che nella vita reale abbiamo valutato come di poco conto. A volte i sogni si ripetono con cadenza più o meno regolare… C’è chi si adopera per interpretarne la gestualità, le parole, gli ambienti, ad attribuire loro significati, moniti, richiami, magari mentre ci si affretta al lavoro, perché incombe la routine, la regola, la necessità determinata dal ristabilirsi di quell’entità che è il Tempo come noi abbiamo voluto codificarlo, condannandoci ad un continuo rincorrere qualcosa. Per poi rendersi conto che troppi traguardi sono irraggiungibili, e che forse conviene fermarsi. Concedersi al sogno, all’immaginazione, sedersi ed osservare in silenzio.
Saverio Tesolato/Autunna et sa Rose elabora un’opera che è la naturale prosecuzione del percorso artistico iniziato nel 1996 con “Sous la robe bleue” e giunto ai giorni nostri con Entrelacs du reve, affiancato da “Intrecci del sogno”, elegante libriccino d’una ottantina di pagine, emanazione l’uno dell’altro, tanto che si consiglia d’accompagnar la lettura alla musica, meglio coll’ausilio d’un paio di cuffie che permettano l’isolamento dall’ambiente circostante. L’ho fatto, nel salotto illuminato solo da una lampada, seduto sul divano. A volte sollevavo lo sguardo dalla pagina e lo posavo sul mio gatto Kiko di nemmeno due anni, intento a riposare dalle “fatiche” d’una notte trascorsa “a zonzo” per il quartiere, immerso nel sonno vigile del felino che tanto affascina, la palpebra che s’alza lasciando intravvedere la pupilla gialla, lo sbadiglio distratto che evidenzia i canini lucidi, lo stiracchiarsi indolente, le zampe che scattano… Cosa sognerà Kiko? L’inseguimento infruttuoso di qualche incauto volatile? L’incontro con un suo simile o con cane dei vicini? Il sogno… Ed il risveglio con la memoria che va alla ricerca di qualche brandello da ricomporre in una unica visione. Entrelacs du reve è certo impresa ambiziosa, ma l’Autore ha altrimenti “istruito” chi lo segue da anni a questa nuova iniziativa e lo coinvolge nel suo sviluppo che se adeguatamente supportato da una opportuna “preparazione”, come se si stesse assistendo ad una rappresentazione, indurrà in uno stato di sospensione che non cesserà nemmeno col morire dell’ultima nota. Strumentalmente impeccabile, Entrelacs du reve si compone di due parti (“First dream: Dromomania” e “Second dream: Ossescacco”) percorse dal fremito nervoso delle percussioni (Francesco Rossi, pare a volte d’udire una mitragliatrice crepitare, “Marsch des dumpfen Herumwanderers”), del violoncello (Simone Montanari) e del piano, il flusso sonoro prodotto da questi viene poi amalgamato da inserti elettronici che fungono da collante e tappeto; note centellinate che precedono e seguono pause, siamo palpitanti spettatori di un qualcosa che non riusciamo a definire con nettezza, scene nebulose alle quali osserviamo come da dietro una ampolla empita di un liquido denso, contorni che sfumano, movimenti lenti appesantiti da un senso di costrizione. Urge citare con il doveroso riguardo gli interventi del soprano Sonia Visentin e del mezzo-soprano Matilde Secchi le quali assolvono al ruolo di portatrici/Muse intente a fissare dei paletti precisi entro i quali trattenere le nostre emozioni richiamando al presente la nostra attenzione; esse ci accompagnano in questo cammino ove s’accavallano mistero ed un vago sentimento d’inquietudine. Un ensemble collaudato (Montanari e la Visentin lavorano da anni con Tesolato) che si mostra a proprio agio nell’impronta classica alla quale Entrelacs si riferisce e che protende all’avanguardia; non una semplice somma algebrica di competenze messe al servizio dell’ego del compositore bensì una proficua interazione fra essi. Inquietudine e smarrimento sono grimaldelli che forniscono all’ascoltatore una delle possibili interpretazioni (il che sarebbe assai comodo d’altronde, ma non è così), sono la curiosità e l’attesa del passo successivo che rendono ancor più avvincente lo svilupparsi delle trame di Entrelacs du reve, stratificazione d’emozioni che il suo equivalente “Intrecci del sogno” rende ancor più appassionante. Una serie di punti neri su una tela immacolata che ognuno di noi unirà secondo quanto provato, ed il risultato sarà ogni volta diverso.
“Intrecci del sogno” si può reperire anche in formato e-book, oltre nella forma cartacea (Euro 17,50).
Sonia Visentin soprano
Matilde Secchi mezzosoprano
Francesco Rossi percussioni
Simone Montanari violoncello
Saverio Tesolato pianoforte, elettronica e composizione
First dream: Dromomania
1. Dromomania 11-16
2. Marsch des dumpfen Herumwanderers
3. Flutter of Asbestos and Quartz Wings
4. S’engouffrer dans ces nœuds…
Second dream: Ossescacco
5. Ossescacco
6. Tanz der toten Schachfiguren
7. Sharp Glitches and White Noise (on the Screen)
8. Au-delà… de la borne X