Sorretto dai vocalizzi celestiali di Syrah e dagli arrangiamenti di Michael Popp (che canta ed orchestra finemente il secondo tassello del disco, “Die finstere Nacht” peraltro insulsetta in alcuni tratti), VIII – Nachtblume delizierà l’ascoltatore che nella musica ritaglia una parentesi di quiete ove fuggire dalle angustie quotidiane. Non ci si limiti però all’ascolto distratto, perché episodi come “Echo” o “Before the world was made”, caratterizzati da deliziosi ricami pop, riconciliano lo spirito anche di colui che si lascia tormentare dal dubbio. Con una solida carriera alle spalle e potendo contare su una base di appassionati assai solida, coltivata in anni di apprezzata militanza, i germani possono permettersi di ispessire qualche traccia, come “Parliament of fowles”, anche se personalmente il risultato non mi convince più di tanto; la capacità sperimentata di coniugare presente e passato permette loro di scansare la tagliola dell’imbarazzo; se “Chint” accentua i ritmi, “O Fortuna”, “Minnelied” ed “A chantar” (che sigilla VIII – Nachtblume) rileggono le frasi migliori pronunziate dal complesso nelle sue prime manifestazioni, quando in associazione con Ernst Horn (ora con la Lutzenberger titolare del marchio Helium Vola) tracciarono le linee guida di un genere allora “nuovo”. Originale ora imitatissimo da una schiera di adepti, che con alterne sorti si cimentano nella proposizione di operine che tanto devono ai tre. L’esperienza, sottolineando quando poc’anzi espresso, aiuta, sopra tutto se va di pari passo con la valentia, nulla hanno da dimostrare: sufficienti sono pochi istanti dell’opener che è anche la title-track a confermare che l’ispirazione è ancora intatta, tanto che si può giudicare con indulgenza qualche ripetizione di troppo.

 

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