Ancora un album per William Maybelline aka Qual e ancora suoni sperimentali, crudi e ‘cattivi’. The Ultimate Climax riprende il discorso dove Sable l’aveva lasciato, arricchendolo di un’acquisita padronanza e di una chiarezza di intenti sorprendente, considerando come questa musica sia complessa e, talvolta, ‘indigesta’: quanto lontana appare, da qui, l’accessibile minimal wave dei Lebanon Hannover. Il disco contiene otto brani di elettronica ‘pesante’ molto vicina all’industrial: le atmosfere sono decisamente nevrotiche, i colori scuri e ‘metropolitani’, a rappresentare ansie e incubi del nostro tempo, che ben si abbinano alle tonalità profonde e aspre della voce. L’opener “Black Crown” apre con sonorità cupe e percussioni alquanto ‘crudeli’ prima che il canto tormentato di Maybelline si elevi, dominando il caos; la seguente “Sea of Agony” si allinea con la preannunciata aggressività aggiungendovi elementi di ispirazione EBM di grande efficacia e, dopo, “Take me Higher”, con la sua ritmica assillante, vi si riallaccia a sua volta. Giunge, poi, “Disease X”, una delle tracce, per così dire, più melodiche, nonostante i suoni rimangano tesissimi, mentre “How Many Graves” torna all’EBM e generi affini, bombardando letteralmente la scena di vibrazioni irresistibili: un po’ la stessa formula presente anche in “Above Thee Below Thee”, in cui il nostro si cimenta, oltre tutto, con un canto in stile growl con effetti davvero notevoli. Infine, la violenza carica di sofferenza – particolarmente nella voce! – di “On My Death Bed” e il ‘parlato’ distante al centro di un contesto freddamente ipnotico in “Existential Nihilism” concludono validamente un album che fa di certo crescere l’interesse per i prossimi sviluppi di Qual.
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