Due dischi in una manciata di mesi, roba d’altri tempi… I Beechwood da NYC evidentemente se ne fregano dell’attualità, apparendo così “fuori moda”, ma siamo ancora nel mezzo del guado della “retromania” e se Mr. Simon Reynolds si scomoderà per una ulteriore edizione di “Shock and awe” non potrà ignorarli. Perché la loro estetica rovinata rimanda all’indolenza del glam più debosciato del quale la loro città vantò qualche valido esponente, servono i nomi?, e senza esagerare con le chitarre e piazzando qualche bel coretto il lavoro lo portano egregiamente a termine. I brani sono dodici ed assommano a nemmeno trentasei minuti, alla consolle siede ancora Matthew Marquardt, le gambe si allungano sotto il tavolo, lo sguardo va alla folla che si affanna sul marciapiede di fronte, correndo chissà dove, fermiamoci un attimo e lasciamo che la rugiadosa “I don’t blame you anymore” scivoli sottopelle, un po’ di frescura non guasta, mi ricorda quel pomeriggio di luglio ’09 con mia figlia che si lanciò in una fontana dell’East Village condividendo l’immacolata gioia di bimba con una schiera di sconosciuti coetanei tenuti a bada da madri intente in un fitto chiacchiericcio. A volte Elton John, pure lui, molto di V.U. perché ci stanno benissimo, si chiude con la sguaiata “Our love was worth the heartbreak” che paiono i NYDolls (o gli Heartbreakers di J.T.?) al rientro dopo una notte di stravizi, ed il sole è già alto. Ma ci sono i grattacieli a fare ombra, ed allora? Risvegliatevi coi ceffoni della strumentale “Nero” o con il riff (vagamente iommiano) di “I found you out” che poi trascolora nei The Lords of the N.C. dell’esordio, mica si deve esagerare con la melodia? Non possono più fare affidamento sull’effetto sorpresa, Isa Tineo, Gordon Lawrence e Sid Simons, ormai li abbiamo sgamati, ma con “Flesh Hotel” e “Boy before” la ragione cede al sentimento, vi sono anche “Amy” e “Bigot in my bedroom”, poi Inside the Flesh Hotel vi scivolerà addosso come una camicia di seta, che questi tre sanno come farsi benvolere. Soppesando bene le dosi, confezionano del melodioso bubblegum pronto per il consumo, facendo attenzione ad esporlo sul bancone bene in vista, loro sulla costa Est, gli Starcrawler su quella Ovest, sì, si torna ai “vecchi tempi”…
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