L’album precedente, Deep Blue Firmament, risale al 2016 e gli Ataraxia ci regalano un altro capitolo della loro luminosa storia musicale. Dall’inizio di una più che onorata carriera ne hanno fatti oltre venti e ancora non siamo riusciti ad essere critici rispetto a un loro disco. Non accadrà neanche con Synchronicity Embraced che, uscito in questi giorni, si sta facendo velocemente strada verso la cima delle varie classifiche annuali. L’album contiene otto tracce nello stile cui il gruppo ci ha abituato da sempre: atmosfere suggestive ispirate da un gamma di generi, dall’ethereal al neofolk, dalla dark wave alla musica etnica, caratterizzate da una ricercatezza espressiva alla base della formula che gli Ataraxia hanno sviluppato ed ‘esportato’ anche all’estero, diventando irrinunciabili punti di riferimento per tanti. Artisti unici per ‘scelta’, incuranti di ogni lusinga commerciale e consapevoli delle proprie potenzialità al punto da indovinare sempre le soluzioni più adatte al loro modo di sentire, anche quando hanno voluto sperimentare, gli Ataraxia rappresentano in sostanza un caso raro. Synchronicity Embraced, come altri lavori, evoca un mondo irreale e visionario – ispirato dal mito, dalla fiaba o dalla magia – cui la musica offre la cornice perfetta: abbandonarsi al godimento è, così, piacevole e liberatorio al tempo stesso. Apre “Oenoe” con le note struggenti della chitarra e le tonalità ultraterrene della voce di Francesca Nicoli e ci troviamo in una sfera remota e quasi immateriale, dal sapore antico e con i colori della malinconia. Dopo, “Sikia” ci conduce in un luogo meraviglioso ove riti solenni quanto misteriosi vengono officiati in una trama classicheggiante mentre “Ieros” è un frammento spontaneo di poesia, simultaneamente pervaso di luce e tenebra, che, fra soavi arpeggi, morbide tessiture e canto celestiale sa generare commozione e abbandono. “Prayer Of The Archangel”, parzialmente in lingua francese, esordisce con il fascino del piano che continua in tutto il pezzo, per confluire poi in un composito e variegato insieme di suoni, il cui ‘registro’ muta spesso, producendo forse l’arrangiamento più complesso in questo disco; “Rose Of The Wild Forces”, intensa e delicata ballata, che assume via via contorni quasi misticheggianti, è densa di un pathos che il canto di Francesca, qui davvero impareggiabile, traduce in viva emozione. Poi, se in “Chiron Quartz” si allude al centauro Chirone per dispensare la sua saggezza insieme alla solennità di cori austeri, simili a una preghiera, in “La Vista Del Bardo” compare l’eroica figura del ‘bardo’ che, in uno scenario d’altri tempi e mediante un’alternanza di differenti ‘immagini’ e voci, racconta di quanto benefico sia il ruolo del musico per l’anima incline ad esserne toccata; la lunga title track, ci congeda, infine, con l’amalgama eclettico – fusione di antico e nuovo, di neoclassicismo e avanguardia – che è un po’ il marchio di fabbrica degli Ataraxia e li ha resi speciali e inimitabili.