L’album di debutto per il complesso bolognese conta cinque tracce dalla durata mediamente lunga come si confà al genere al quale afferisce, post-rock a tratti vigoroso, pronto a cedere il passo a porzioni più rarefatte. Opera suggestiva, crepuscolare come il titolo lascia intendere, essendo l’Autunno il tramonto dell’anno solare (ed il disco è uscito nel novembre del 2018, tempismo perfetto), i titoli stessi concorrono a creare una armonia istantanea tra chi esegue e chi ascolta. Si genera così quel pathos narrativo che di Autumnalia è un vero valore aggiunto, come certificato dall’imponente fluire di “Tedium imperat”, tour de force che chiude il disco, aperto da una “Melancolia” sorretta da chitarre nervose che creano un tappeto sonoro cangiante; assai incisivo l’apporto della sezione ritmica, inserita perfettamente nella meccanica dell’opera, alla quale ha certamente giovato l’ausilio di Magnus Lindberg dei Cult of Luna in fase di masterizzazione, rendendo ancor più efficace l’ottima produzione di Enrico Baraldi. Il corpo centrale del lavoro è costituito da “Il sogno del buio” e da “Luce”, due tracce che mostrano in tutto il suo portato il valore del disco, aprendosi a soluzioni che in futuro verranno certamente perfezionate. La predisposizione naturale all’impatto visivo di Autumnalia è confermata dalla presenza in pianta stabile di una visual artist; l’ausilio accordato ai Riah dall’esperta label Fluttery Records auspicabilmente fornirà loro la giusta, e necessaria, esposizione. Pronti per ulteriori passi in avanti.
Tracce:
1. Melancolia
2. Dastin
3. Il Sogno del Buio
4. Luce
5. Taedium Imperat