Compie un passo “di lato” Andrej Krali, firmando il secondo capitolo a nome A Day In Venice (la numerazione tiene conto evidentemente del recente “Singles” del marzo ’18). Rispetto al da noi già oggetto di recensione, l’omonimo esordio del 2014, le atmosfere si fanno più rarefatte, più mature oserei. Emerge il lato più introspettivo di ADiV (“Dark electricity”), quello più romantico, come la riuscita orchestrazione di “Golden stone” sottolinea prontamente. Ma III (nove brani per trentacinque minuti di musica) non segue una linea unitaria: vi sono riferimenti ai Novembre, alla new-wave (la verve di “Her body rocks”, episodio dal taglio radiofonico), al goth e pure all’alternative-rock, mentre a tratti riemergono i tratti crepuscolari che reggevano le strutture dell’opera prima, elaborati come fecero i Tiamat dell’immenso “Wildnothing”. Fate attenzione, amici lettori, sono solo dei riferimenti, ben rappresentati comunque dalla conclusiva “Far” ove l’Autore è coadiuvato, come in “Walls of madness”, da Paolo Bembi alla voce ed alle chitarre. Andrej si è fatto carico, oltre che della composizione, dell’esecuzione e della produzione, mostrando sufficienti padronanza e consapevolezza nei propri mezzi (d’altronde così deve essere per un solo-project). Sarebbe interessante verificare (il Tempo ce lo disvelerà) se III, effettivamente altra creatura rispetto ad “A day in Venice”, rappresenta una netta svolta ovvero un ulteriore tassello del più complesso quadro evolutivo del progetto, vederlo all’opera dal vivo, magari esibendo anche il materiale più datato, potrebbe essere rivelatorio al riguardo. Elegante quanto sobrio l’artwork.